Una fortissima scossa di Terremoto ha colpito il Giappone. Alle ore 21 italiane del 21 novembre (6 di mattina locale) una scossa di 7.3 ha fatto tremare la città di Fukushima e la sua centrale, facendo scattare fin da subito l'allarme tsunami. La zona colpita è la stessa che nel 2011 costò la vita a 15 mila persone distruggendo una centrale nucleare. L'agenzia meteorologica giapponese ha diffuso la notizia di un possibile allarme tsunami facendo evacuare tutte le popolazioni presenti nelle zone costiere. Onde alte 1,4 metri hanno colpito la zona del porto di Sendai, per fortuna però l'allarme è svanito un paio di ore dopo quando tutto è rientrato nella normalità.

Centrale Fukushima salva

Il sisma è stato registrato a 37 chilometri dalla città di Namie, ad una profondità di 10 chilometri. La centrale nucleare di Fukushima dista solo 10 chilometri dall'epicentro e, secondo le agenzie locali, non risultano danni ai reattori e tantomeno cambiamenti a livello di radiazioni. Cinque anni fa onde di 10 metri distrussero l'impianto della Tokio Electric Power Company causando gravissimi danni e vapori radioattivi.

Shinzo Abe

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha assicurato che il governo tiene tutto sotto controllo. In questo momento si trova in Argentina per cercare di "capire" il problema Trump, ma assicura di essere costantemente in contatto con Tokyo. Questo sisma è il primo dal luglio 2014 che supera i 7 di magnitudo e secondo i meteorologici, a questo seguiranno forti venti e scosse di assestamento per tutta la settimana.

Self control giapponese

Come al solito, i giapponesi sono abituati a queste notizie e la loro reazione è sempre la stessa: calma, tranquillità e quasi nessun allarmismo. Qualche tempo fa, era circolata in rete la scena di un ufficio giapponese ripreso dalle telecamere al momento di un terremoto e la reazione degli impiegati è stata esemplare, niente panico e ricerca immediata di risolvere il problema. D'altronde la velocità in cui i nipponici risolvono i problemi è inversamente proporzionale a quello che succede in Italia, vedi L'Aquila per conferma. Anche in questo c'è da imparare da loro.