Ora che la fase dell'emergenza relativa ai terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre è stata superata, si procede a pieno ritmo verso le operazioni successive. C'è molto da fare, e di certo ognuno si ingegna per essere rapido, efficace e determinante. Ma non sempre le decisioni che vengono prese incontrano il favore di tutti, e sembra che manchi ancora una visione globale e coerente del modo migliore in cui debba essere gestita la fase intermedia, che ora si apre tra la distruzione e la ricostruzione.

Protocollo d'intesa tra la Rete Museale dei Sibillini e Comune di Osimo

Sabato 19 novembre, ad Osimo è stato firmato un protocollo d'intesa secondo il quale le opere d'arte fino ad oggi custodite nelle strutture facenti parte della Rete Museale dei Sibillini (comuni di Montefortino, Montefalcone Appennino, Smerillo, Monte Rinaldo, Montelparo, Montalto delle Marche, Loro Piceno, San Ginesio) verranno traslocate, in seguito ai danni causati dal Terremoto del 30 ottobre, presso la Mole di Ancona e i musei di Osimo. La decisione nasce dalla necessità di portare quadri, statue e altri reperti di valore incalcolabile, in luoghi che siano più sicuri, rispetto alle strutture in cui si trovano attualmente.

Tutti hanno salutato questa soluzione come la migliore possibile, e già si parla di una mostra da organizzare nel periodo natalizio.

State depauperando il territorio

Ma non tutti sono di questo avviso. Il sindaco di Macerata, Romano Carancini, ha interpretato il gesto in modo ben diverso, definendo "inaccettabile" una simile opera di depauperamento del territorio.

Le opere d'arte devono essere tutelate, questo è pacifico, ma non rimuovendole dal territorio cui appartengono e di cui rappresentano l'identità. Una soluzione alternativa poteva esistere, perché il territorio sta attraversando un momento di grande "fragilità", sostiene Carancini, e portare via ciò che ne costituisce il nucleo vitale non è certo d'aiuto.

Si replica, in un certo senso, la polemica che si scatenò già a poche ore dal sisma del 30 ottobre, quando in molti protestarono contro la decisione della Protezione Civile di "deportare" gli abitanti dei comuni colpiti in strutture alberghiere della costa. Davvero per proteggere persone e cose è necessario abbandonare quei luoghi, piuttosto che intervenire con decisione per farli tornare al più presto sicuri e vivibili? Il quesito resta aperto.