È giallo sulla morte del giovane rapper ventiduenne romano Vittorio Bos Andrei, in arte "Cranio Randagio", trovato morto in un appartamento della Balduina sabato mattina. Il corpo infatti, sottoposto ad autopsia dal medico legale dell'ospedale Gemelli, non evidenzia nessuna patologia cardiaca congenita che possa aver causato una morte improvvisa. Aperta un inchiesta a carico di ignoti dunque, in particolare sotto interrogatorio da parte degli inquirenti attualmente sono gli amici che, con lui, nella notte tra venerdì e sabato, hanno partecipato al festino a base di alcool e sostanze stupefacenti.

Sequestrati i cellulari per capire come mai i soccorsi e l'ambulanza siano stati chiamati in evidente ritardo. Secondo il racconto dei ragazzi il rapper poco dopo essersi svegliato la mattina si è "letteralmente accasciato a terra" senza apparente motivo. In realtà nonostante la scena sia stata ripulita da eventuali tracce di droghe, per certo sappiamo che era solito fare uso di metanfetamine, che evidentemente e probabilmente mixate con l'alcool hanno causato la morte del ragazzo.

Lo strazio della mamma del rapper Vittorio: "poteva essere salvato"

Alla mamma di Vittorio, Carlotta Mattiello, molte cose non tornano nella ricostruzione degli eventi di quella notte. Tra dolore e strazio infatti, trova la forza e la lucidità di affermare alcune cose cose su cui vale la pena riflettere: "Mio figlio deve essere ricordato come una persona felice, certo piena di cicatrici per una vita difficile, ma le sue cicatrici sono diventate Arte e Speranza.

Io so solo che è andato ad una festa e non è tornato a casa, è sicuramente accaduto qualcosa, ho fiducia nella Polizia". Sospetta la mamma, si chiede come mai nessuno l'abbia avvisata se il figlio stava male, come mai nessuno rispondeva al telefono che squillava, come mai nessuno degli amici ha detto niente e come mai, soprattutto, i soccorsi sono stati chiamati in ritardo.

Certo, perché anche in questi casi, nei casi di intossicazione da metanfetamine, sarebbe possibile salvare una vita umana in pronto soccorso, chiamando in tempo il 118 ed iniettando immediatamente in vena antidoti in grado di bloccare la sostanza. Probabilmente, i ragazzi erano essi stessi confusi e tra panico e incoscienza, hanno perso tempo, troppo tempo.

Tanti, troppi i casi di cronaca che ci ricordano di tragedie, avvenute anche indirettamente e involontariamente a causa di assunzione di droghe. Se ci fosse più consapevolezza ed attenzione si potrebbe evitare il peggio, ma pochi minuti ed una vita si spezza.