La contestata missiva inviata dal governo agli italiani che vivono all'estero per spiegare le ragioni del Si al referendum ha ricevuto la risposta di diversi connazionali, che hanno pubblicato in rete dei video dove esprimono la loro opinione sul referendum, e che in alcuni casi sono diventati virali. Una ghiotta occasione per chi produce e divulga bufale facendo leva sul sensazionalismo e sull'indignazione del popolo della rete, e infatti tra i tanti video circolanti in queste ore ce n'è anche uno "fake", realizzato ad arte da un "professionista" delle bufale verosimili che girano in rete.
E nonostante gli elementi per capire che si tratti di uno scherzo ci siano tutti, sta ottenendo moltissime condivisioni.
La bufala divenuta virale in rete
In un video appare un giovane, che si presenta come Marco Carrosa e sostiene di essere un imprenditore fuggito in Russia insieme ad una quarantina di dipendenti per scongiurare la chiusura, dovuta all'eccessiva pressione fiscale italiana. Il giovane nel video esibisce una lettera con carta intestata del Pd, sostenendo di aver ricevuto un invito da parte del governo per tornare in Italia a spese dello stato, insieme ai dipendenti e alle loro famiglie, per votare Si al referendum. Si tratta di una bufala piuttosto riconoscibile, anche perché i connazionali che vivono all'estero votano per corrispondenza, e non gli viene certo pagato lo spese per tornare in patria.
Inoltre la novella dell'imprenditore che insieme ai dipendenti si trasferisce in Russia appare ben poco credibile: una notizia del genere non sarebbe passata inosservata ai media. Tuttavia in molti ci sono cascati, ed il video è diventato virale, ed in appena 18 ore ha già collezionato oltre 5.700 condivisioni e 180mila visualizzazioni, in continuo aumento.
Chi è l'autore della bufala
In realtà l'autore del video si chiama Gian Marco Saolini, noto per essere l'autore del sito "Corriere del Corsaro", blog da tempo attivo in rete nella divulgazione di bufale caratterizzate da storie strane ma che possono apparire verosimili - come il video in questione, del resto - che spesso finiscono per diventare virali, condivise da migliaia di persone che credono si tratti di una notizia reale.