Sardegna: tre maestre accusate di maltrattamenti verso i minori. Secondo le accuse dei carabinieri i bambini di una scuola per l'infanzia di Quartu S. Elena, in provincia di Cagliari, venivano rimproverati continuamente, costretti con la forza a rimanere seduti e chiusi in bagno per punizione. Le maestre sono state interdette e sospese dalla professione di insegnanti, per la durata di sei mesi. La misura sarebbe stata richiesta dalla Dott.ssa Liliana Ledda sostituto procuratore del Tribunale di Cagliari ed emessa dal G.I.P. la Dott.ssa Lucia Perra in seguito ai risultati delle intercettazioni ambientali svolte con l'ausilio di registrazioni video all'interno delle classi e nei corridoi, successivamente alla denuncia presentata da alcuni genitori di minori che frequentano la scuola.
La maestra o il maestro nell'immaginario collettivo dovrebbe essere quella figura rassicurante che educa il bambino insegnando le regole in maniera decisa ma sempre rispettosa della personalità del minore. Perché molti adulti e alcuni educatori, sempre più spesso, arrivano a "castrare" i bambini attraverso violenze fisiche e psicologiche assumendo il ruolo di carnefici? Cosa possiamo fare per prevenire e contrastare questo fenomeno?
Le difficoltà di essere "buoni" educatori
Gli insegnanti fanno uno dei lavori più difficili del mondo, sottovalutato e sottopagato. Il clima psicologico e culturale che si respira nelle scuole, sopratutto medie inferiori e superiori è pesante. Gli insegnanti sono disorientati di fronte alle responsabilità che vengono a loro attribuite, oltre la didattica: bambini iperattivi o con diagnosi di ADHD e difficoltà di apprendimento, bambini con disturbi della condotta, prevenzione delle droghe e degli atti di bullismo, e in generale del disagio infantile e adolescenziale, multiculturalità e infine mancanza di risorse economiche.
Ma la difficoltà e lo sconforto degli insegnanti nasce sopratutto dalla consapevolezza di dover lavorare, quotidianamente, con ragazzi che non hanno nessuna voglia di studiare, meno abituati alle regole di un tempo e che non riconoscono l'autorità. Il risultato è che dietro continue provocazioni gli insegnanti non hanno strumenti per comprendere come funziona la nuova cultura giovanile e gestire le dinamiche relazionali.
La conseguenza è che spesso si reagisce a pugno duro assecondando le proprie reazioni emotive e peggiorando la situazione. Se vogliamo uscire da questa crisi servono soluzioni "nuove".
Idoneità all'insegnamento: cosa si fa e cosa si potrebbe fare
Possiamo immaginare una scuola diversa in cui insegnanti e studenti collaborano dando spazio alle proprie emozioni?
Si, se verranno coinvolti tutti gli attori del processo educativo (alunni, famiglie e insegnanti) con il supporto di psicologi e psicopedagogisti. Servono proposte creative e urgenti: mercoledì 28 settembre 2016, in seguito ai numerosi fatti di cronaca, le Commissioni I e XI alla Camera hanno accorpato in un Testo Unico le diverse proposte di legge sul tema della prevenzione per contrastare i reati verso i minori. La proposta di Legge 2647, poi accorpata nel Testo Unico, si focalizza sulla necessità di una "valutazione attitudinale" delle professioni educative e sanitarie e di una formazione iniziale e permanente del personale delle strutture in cui questi professionisti operano. Tali requisiti verrebbero valutati da una commissione apposita di psicologi, sia in ingresso che in itinere, per la durata di 5 anni.
Peccato che la legislazione del nostro Bel paese "preveda" ma non garantisca la presenza di psicologi scolastici per mancanza di risorse economiche. In conclusione tra l'assenza del governo e il silenzio dell'Ordine degli psicologi, il comparto educativo è ormai un cadavere ambulante. Più che i bambini e i ragazzi a essere testardi come muli, forse, sono gli adulti che non sono capaci di ascoltarli. Più che di una nuova scuola c'è bisogno innanzitutto di un risveglio della coscienza.