C’è speranza. Se a una conferenza di Josè “Pepe” mujica, ex presidente dell’Uruguay classe 1935, famoso per essere stato il capo di stato più povero del mondo perché rinunciò al 90% del suo stipendio, si presentano molti più studenti di quelli che l’Università di Ferrara si aspettava e per cui il 9 Novembre aveva prenotato una sala da 100 posti o poco più, vuol dire che i giovani non sono poi così disinteressati a ciò che li circonda, alla vita politica ed economica del proprio paese e più in generale del mondo. Mujica era in Italia per una serie di incontri e per promuovere il libro “Una pecora nera al potere. Pepe Mujica, la politica della gente” di Andrés Danza e Ernesto Tulbovitz, edito dal Gruppo Lumi che ha sede a Bondeno, a pochi chilometri proprio da Ferrara.

Il tema dell’incontro, organizzato dal Dipartimento di economia e Management, doveva essere “Economia e società. Il tempo della vita non va sprecato” ma come spesso accade con personaggi come Mujica si è parlato anche di molto altro, non ultimo dell’argomento del momento che di certo coinvolge molto da vicino il Sud America ovvero l’elezione di Donald Trump a 45esimo presidente degli Stati Uniti d’America, alla domanda di un commento a caldo “Pepe” ha risposto citando anche Francia e Germania: “Sentiamo e sentiremo sempre più spesso dire “la Francia ai francesi” specie in vista delle prossime elezioni. E anche se la Merkel sta aprendo agli immigrati non lo fa certo perché è una carmelitana scalza!

Lo fa perché sa che la classe lavoratrice tedesca sta invecchiando e c’è bisogno di manodopera. In entrambi questi paesi e così anche negli Stati Uniti e nel resto del mondo la classe media è come congelata, ha paura degli immigrati, teme che le vengano portati via il lavoro e il benessere”. Quindi è per questi motivi che si vota Trump?

Una sola parola di risposta: “Aiuto!”.

La solitudine uccide

La paura di perdere il benessere è al centro un po’ di tutto l’intervento di Mujica, perché per lui ciò che dovremmo rincorrere non è il benessere materiale, la vera felicità sta nelle relazioni umane, negli affetti, bisognerebbe sempre avere del tempo per coltivarli perché è davvero difficile vivere in solitudine, spesso chi ci è costretto non ce la fa e si suicida e i suicidi causano più vittime degli omicidi e degli incidenti, fa notare l’ex presidente per cui l’amore è il motore dell’esistenza e nessuno dovrebbe mai lasciarsi rubare la felicità.

Sembrano frasi fatte, a volte scontate ma dette da un uomo che ha rivoluzionato il concetto di capo di stato devolvendo lo stipendio a Ong e bisognosi, ha scelto di continuare a vivere nella sua fattoria e di muoversi con un maggiolone regalo di amici, confermano che c’è speranza, che si può ancora predicare bene e razzolare anche, che se si crede in un’idea di felicità nelle piccole cose si può davvero essere felici, “un’economia che abbia l’unico scopo di arricchire non serve alla felicità, quella o ce l’hai con poco o non l’avrai mai, l’uomo felice è nato senza la camicia”, “mai guardarsi indietro, non abbiamo gli occhi sulla nuca, siamo fatti per guardare avanti, per rialzarci e per sperare, ecco riassunta in poche frasi la sua filosofia di vita e di uomo politico.

Si può sempre fare meglio

Josè "Pepe" Mujica avrebbe potuto fare meglio come presidente? “Ho vissuto e sbagliato tanto, il mio paese ha 17 milioni di ettari di terra, 3,4 milioni di abitanti, 13 di mucche e 10 di pecore, ci sono quindi più animali che persone e di queste il 9/10% è sotto la soglia della povertà, eppure esportiamo beni per 300 milioni di persone, mi vergogno di questo e spero che chi verrà dopo di me sappia fare meglio”. E se ne va così, consapevole dei propri limiti ma fiducioso, dopo aver fatto almeno tre conferenze al giorno per una settimana, indossando di nuovo il suo giubbotto marrone scamosciato e salendo a bordo di una vecchia jeep. Forse c’è speranza che la felicità stia davvero nelle piccole cose.