La violenza nasce da una foto, non gradita, forse pubblicata per gioco da una giovanissima ragazzina di Muravera su Facebook, il più grande social network al mondo. E proprio da questo fatto che qualche giorno fa sarebbe scattata l’aggressione della bulla quattordicenne che colpisce, insulta e umilia una ragazzina ancor più piccola di lei, senza che nessuno degli amici faccia niente. Tutto per una foto, una semplice foto che avrebbe fatto il giro del web e che, almeno secondo la bulletta, l’avrebbe derisa. Un video assurdo, ripreso da un telefono cellulare, e poi condiviso in maniera virale su WhatsApp e poi su Facebook, che ora è finito nelle mani degli inquirenti.
Il sequestro del video
Per questo motivo i Carabinieri della Compagnia di San Vito hanno scaricato il video incriminato che su Facebook ha avuto migliaia di visualizzazioni. Nel filmato si vede un gruppo di giovanissimi che quasi chiude a cerchio le due sfidanti che si affrontano faccia a faccia. Ad averne la peggio è la più piccola. Quella accusata dalla 13 enne di aver pubblicato una foto non gradita si becca uno schiaffone.
Poi le continue umiliazioni di fronte a tutti. Le viene chiesto addirittura di mettersi in ginocchio per chiedere scusa. Lei acconsente senza che nessuno intervenga. La bulletta ha l’approvazione della folla e la violenza continua fino a quando il filmato non si interrompe forse perché qualcuno si è accorto di aver esagerato.
Questo non si sa ancora con certezza. Ciò è che è stata utilizzata una violenza gratuita nei confronti di una povera ragazzina indifesa.
Voci riconoscibili
Ora sarà compito dei militari far luce su questa brutta vicenda: attraverso l’acquisizione dei filmati i Carabinieri dovranno stabilire infatti l’ora in cui è avvenuta l’aggressione, il luogo esatto dove si è svolto il tutto e in particolare dovranno riuscire acapire chi siano le persone che hanno assistito al violento episodio, controllando in particolare le immagini riprese con il telefonino e anche le voci registrate. Le indagini non saranno semplici anche perché i numerosi testimoni sono ancora in gran parte da identificare.