A pochi giorni dall'uccisione dell'ambasciatore russo Karlov ad Ankara, un altro attentato di matrice terroristica percuote il Cremlino. A diffondere la notizia l'agenzia stampa "Ria Novosti" e la televisione russa Ntv. Il doppio attacco è avvenuto nel pomeriggio di ieri, mercoledì 28 dicembre, nella sede della delegazione diplomatica russa nella capitale siriana, attraverso l'esplosione di due ordigni.
'Nuove provocazioni'
Secondo Mosca, sarebbe impellente la necessità di eliminare i centri nevralgici del terrorismo in Siria. "Con queste nuove provocazioni, gli estremisti che si oppongono a una risoluzione pacifica in Siria, confermano la loro intenzione di continuare a mietere terrore e violenza", fa sapere il ministero.
"Questo attentato dovrebbe essere valutato e condannato con veemenza da parte di tutti coloro che si stanno opponendo al terrorismo".
Nessuna vittima
Stando alle prime informazioni, non ci sarebbero danni rilevanti né vittime. Il secondo dispositivo sarebbe caduto nelle immediate vicinanze dell'edificio sede dell'ambasciata e disinnescato prontamente da alcuni ingegneri militari specializzati.
Contro appoggio militare a Bashar al-Asad
Questa serie di attacchi pare non lasciare dubbi al caso: si tratterebbe di una rappresaglia dei ribelli verso l'appoggio militare della Russia al regime del presidente della Siria Bashar al-Asad, mandato cominciato nel settembre del 2015.
A nove giorni esatti dall'assassinio di Ankara, quando, va ricordato, l'aggressore urlò al momento della raffica "noi moriamo ad Aleppo, tu muori qui".
La Russia è il principale alleato del regime siriano nella guerra civile che sta sconvolgendo il Paese asiatico da ormai più di quattro anni, tra le forze governative e quelle dell'opposizione e che fa parte del più copioso quadro della "primavera araba". Bashar al-Asad è stato rieletto presidente nel 2014, sostenuto dal Partito Ba'th (Partito del Risorgimento Arabo Socialista) e dovrebbe rimanere in carica fino al 2021. L'elezione è stata riconosciuta e legittimata da trenta Paesi tra cui, oltre alle Russia, figurano Iran, Brasile, India, Venezuela e Cuba.