Un termine troppo difficile, neuroblastoma, per un bambino di soli 10 anni ma sufficiente per stroncare la sua giovane vita, dopo tre anni di cure e speranze di guarigione. Zinar Ozgul, nato in Italia ma da famiglia originaria curda, viveva a Martellago, una cittadina nella provincia di Venezia.

Tre anni fa la dura sentenza, un neuroblastoma, vale a dire un tumore neuroendocrino maligno tipico dell’età pediatrica che rappresenta l’8% dei tumori che possono insorgere nella prima infanzia e le cui cause sono ancora ignote, apparentemente slegate da cause ambientali, chimiche o infettive.

Recenti studi scientifici hanno ipotizzato che il terribile tumore possa derivare da una predisposizione genetica ma per il momento si tratta solo di una teoria.

Sono stati invece segnalati casi in cui madri che avevano assunto durante la gravidanza alcune particolari sostanze come il fenobarbitale o l’alcol, abbiano avuto figli che hanno contratto il neuroblastoma.

Mai solo durante la malattia

Zinar, come tutti i bambini della sua età, frequentava le scuole elementari ma nell’ultima fase della grave malattia si era visto costretto a rimanere a casa, dove ha continuato a combattere contro un male che avanzava senza pietà.

I giovani compagni di classe lo andavano a trovare con frequenza, insieme alle maestre dell’istituto Goldoni, dove doveva frequentare la quinta classe.

La testimonianza drammatica della madre

La madre parla di lui con toni delicati, descrivendo il piccolo Zinar come un bambino pieno di vitalità e molto forte, amante della montagna, dei pic-nic all’aria aperta, della vita in generale; del resto come si fa a non essere così a quell’età, quando tutto è appena cominciato?

Secondo la testimonianza della donna, madre di un altro bambino di 8 anni, Zinar poche ore prima di morire avrebbe affermato di aver visto Dio che lo stava chiamando ma che lui non sarebbe andato.

E poi la morte, inesorabile e inaccettabile, che si è portata via prematuramente Zinar.

La famiglia, di religione musulmana, ha comunicato che porterà il corpo del giovane figlio direttamente in Turchia, per poter procedere con la sepoltura e il rito funebre previsto dalla loro fede.