E' da record la cifra dei suicidi in carcere quest'anno, in Inghilterra e Galles. La spaventosa cifra, 102 casi registrati fino ad oggi, fa pensare a qualcosa di epidemico che le autorità sperano di arginare con interventi che non possono non essere considerati troppo blandi data l'emergenza della situazione.

I dati sono stati registrati e pubblicati dall'associazione no profit Howard League, che da anni si batte per una riforma del sistema penale.

La dichiarazione del governo

"L'importanza della salute mentale di chi vive in prigione è presa davvero seriamente e sono già attivi una serie di provvedimenti atti a dare aiuto e supporto ai prigionieri.

Ma riconosciamo che qualcosa di più debba essere fatto. Per questo abbiamo investito nella formazione degli agenti carcerari in materia di salute mentale, allocato maggiori fondi per la sicurezza delle prigioni e lanciato un progetto per ridurre le autolesioni e i suicidi nelle nostre prigioni."

Il governo non specifica che cosa esattamente si propone di fare in questo progetto, oltre, ad assumere altri 2,500 agenti carcerari, combattere il commercio di droga all'interno del carcere e bandire l'uso illegale dei telefonini, come dichiarato dal ministro della Giustizia Liz Truss.

Le cause dei suicidi

E' difficile capire come queste misure possano contrastare il dilagare di queste morti quando le cause che le generano sono state proprio i tagli allo staff e al budget e il sovraffollamento, che ha a sua volta generato un aumento della violenza tra i carcerati, costretti a trascorrere 23 ore al giorno chiusi in cella.

Per contrastare le proteste crescenti l'autorità ha pensato bene di incrementare la severità del sistema punitivo, misura che ha coinciso con l'aumento del numero di suicidi.

Frances Crook, presidente della Howard League dichiara: "Nessuno dovrebbe essere così disperato da pensare di togliersi la vita mentre è sotto la custodia dello stato, ma nonostante ciò ogni tre giorni una famiglia deve accogliere la notizia che un suo caro è morto dietro le sbarre."

La soluzione italiana ai problemi carcerari

Intanto in Italia, un'altra associazione, Sahaja Yoga Italia, con il progetto Inner Peace, sta proponendo corsi di meditazione nei carceri di Latina, Velletri, Agrigento, Lanciano, Vercelli, Asti, Modena, Milano e Roma.

I risultati, secondo quanto dichiara il sito dell'associazione " sono andati oltre le più rosee aspettative. Il successo conseguito ha convinto le autorità competenti a rinnovare l’autorizzazione ad operare nelle strutture penitenziarie per diversi anni."