Fidel Castro ha raggiunto notevoli risultati nel migliorare la possibilità di accesso ai servizi pubblici di milioni di cubani ma questi miglioramenti sono stati mitigati dalla sistematica repressione dei diritti fondamentali; è questo il commento rilasciato da amnesty international in seguito alla scomparsa di Fidel avvenuta lo scorso 25 novembre. "Un leader progressista ma pieno di difetti" viene definito così il defunto leader della rivoluzione cubana da Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International

Un leader a 2 facce

Dopo la rivoluzione del 1959 si ebbero innumerevoli migliorie in vari aspetti del settore pubblico (sopratutto da un punto di vista educativo) e si ebbe anche un ampliamento dei diritti sociali quali quello alla salute e all'alloggio, oltre al fatto che venne portato avanti un massiccio progetto di alfabetizzazione.

Nonostante tutti questi miglioramenti nelle condizioni di vita dei cubani, i 49 anni di governo di Castro hanno comportato una totale perdita dei diritti diritti umani quali la libertà di espressione e di manifestare il proprio dissenso; infatti nei quasi 50 anni di governo castrista portata avanti una continua e spietata repressioni contro chiunque osasse criticare l'operato del leader maximo. Tutt'oggi la libertà di espressione a Cuba è ancora un lontano miraggio, visti i continui arresti e le continue minacce rivolte agli attivisti e ai cittadini che osano rivolgere critiche al governo. "Lo stato attuale della libertà d’espressione a Cuba, è il lascito più oscuro di fidel castro ha concluso Guevara-Rosas.

Repressione senza fine

Nel corso degli anni, fin dai primissimi momenti della rivoluzione cubana, Amnesty International ha raccolto centinaia di storie di prigionieri politici, detenuti per anni in carcere solo per aver esercitato il loro dissenso nei confronti di un dittatore portando in alto il loro diritto alla libertà d’espressione e di libera associazione .

Negli ultimi anni però il modus operandi della repressione da parte dell'autorità è cambiata infatti non vengono più inflitte lunghe condanne al carcere per ragioni politiche, ma persiste una forte invadenza e un forte controllo dello stato sulla vita di ogni singolo cittadino, una repressione delle libertà personali rimasta assolutamente invariata in tutti questi anni.

Nella Cuba odierna la repressione ha assunto nuove forme, tra cui l’ampio ricorso agli arresti per breve periodo di tempo e le minacce nei confronti di chi vuole rendere pubbliche le proprie opinioni di certo non in linea con quelle del governo o cerca di difende i diritti umani violati . Il governo ha anche deciso di limitare l'accesso ad internet per diminuir ancora di più la libertà di informazione e di espressione libera.

Per concludere ricordiamo che Castro quando salì al potere nel 1959 organizzò il suo primo governo provvisorio il quale fu artefice di centinai di processi contro i dissidenti politici che portarono a centinaia di esecuzioni sommarie. Naturalmente questi fatti furono fortemente criticati dalla comunità internazionale e le parole del leader cubane furono "Non stiamo mettendo a morte innocenti od oppositori politici, ma assassini che se lo meritano”. Parole che dimostrano quanto il leader comunista della rivoluzione cubana non sia mai stato propenso a una vera forma di dialogo con le opposizioni.