Una donna, di origini rumene, di cui non sono note le generalità, ha avuto un risarcimento della somma di 100 mila euro, dopo esser stata coinvolta in un incidente automobilistico. Il Tribunale di Miliano le ha riconosciuto il danno morale sin dall'inizio, dato che è stato proprio l'incidente a provocarle un aborto al nono mese di gravidanza.

L'incidente e le conseguenze

La donna, nel momento in cui si è verificato il tragico l’incidente automobilistico, era seduta nel sedile posteriore dell’autovettura, ma il conducente improvvisamente, per un colpo di sonno, secondo le fonti, è finito fuori strada.

Durante il forte impatto avvenuto tra l'auto ed il guardarail, oltre a subire un’invalidità permanente, la donna che era quasi al termine della gravidanza ha perso anche il futuro nascituro. Per l’invalidità, il Tribunale Civile di Milano, le ha riconosciuto in totale un risarcimento di 730 mila euro, mentre l’assicurazione dovrà risarcirle una somma di 100.000 euro per quello che è stato definito un potenziale rapporto perso.

Questo, secondo le fonti, è il primo caso di maternità perduta dove un giudice riconosce come danno morale la morte di un bambino che ancora non è venuto al mondo. Il primo passo verso questo riconoscimento si ebbe precisamente nell’anno 2015, quando venne trattata il caso di una coppia che aveva fatto causa all'Asl ed aveva richiesto un risarcimento per la nascita del loro bambino morto, avvenuta in ospedale in seguito al parto.

In questa caso la Cassazione aveva deciso di accettare la richiesta di risarcimento espressa dei due genitori. La sentenza ha in fine riconosciuto il danno per la perdita di un ipotetico rapporto parentale con il futuro nascituro.

Rispetto ad altri casi trattati in precedenza, riguardante la perdita di un figlio, per il Tribunale la somma del risarcimento dovrebbe essere minore dato che il rapporto è stato definito solo potenziale, tenendo conto del fatto che la gravidanza era giunta quasi al termine e del dolore subito dalla futura madre invece è stata riconosciuta alla donna il risarcimento di 100.000 euro.