Oltre trentatrè arresti sono stati compiuti dai carabinieri del Ros di Reggio Calabria nei confronti di altrettanti soggetti appartenenti alla temutissima cosca piromalli, operante nella Piana di Gioia Tauro, in Italia e all'estero. I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e tentato omicidio. L'operazione dei militari è stata denominata "Provvidenza" e le indagini condotte dalla Procura con a capo Federico Cafiero De Raho; sono stati anche sequestrati beni per un valore complessivo di 40 milioni e smantellata un'importante base che la 'ndrina aveva stabilito a Milano.

Infatti i Piromalli avevano puntato i loro interessi sul mercato ortofrutticolo milanese e su una rete di distribuzione di prodotti alimentari e oleari negli Stati Uniti, grazie alla compiacenza di un imprenditore italoamericano (scopri anche gli interessi della Ndrangheta per la Juventus).

Le penetrazioni nel sistema economico

Le indagini hanno portato ad appurare le attività del narcotraffico della cosca al porto di Gioia Tauro e l'insinuante penetrazione della 'ndrina nel tessuto economico ed imprenditoriale non solo calabrese, ma anche e soprattutto lombardo; inoltre, l'allungamento dei suoi tentacoli nel settore ortofrutticolo è stato valutato dagli inquirenti come un ulteriore balzo in avanti degli affari della ndrangheta nel territorio meneghino.

Per quanto riguarda il fronte patrimoniale, invece, è stato scoperto che i proventi delle attività illecite venivano riciclati in società di abbigliamento, anche di un certo spessore, imprese edili e strutture alberghiere.

La cosca progettava un centro commerciale a Gioia Tauro

La cosca Piromalli era inoltre interessata alla costruzione di un centro commerciale a Gioia Tauro, proprio all'altezza dello svincolo lungo la Salerno - Reggio Calabria; tra le figure di spicco accertate all'interno dell'organizzazione, c'è quella di Pino Piromalli, detto "Facciazza", che da tempo aveva trasferito la sua residenza a Milano per sfuggire ai controlli della magistratura e delle forze dell'ordine che già lo indagavano per altri reati.

Grazie alle sue conoscenze, Piromalli aveva creato una vasta ragnatela di affari in molti settori economici, tra cui quelli per importare negli Usa del comunissimo olio di sansa, spacciato come extravergine d'oliva di alta qualità.