Quel pomeriggio del 18 gennaio, la terra ha tremato per l’ennesima volta nell’Italia centrale già messa a dura prova dai precedenti eventi e la neve eccezionalmente abbondante ha sepolto una meravigliosa struttura tra i monti abruzzesi. Delle 40 persone presenti nell’hotel rigopiano durante la valanga, sono 29 quelle che hanno perso la vita.
La valanga non ha fatto distinzioni: le vittime sono sia ospiti dell’albergo sia dipendenti, compreso il titolare dell’albergo Roberto Del Rosso. 4 bambini compaiono nella lista delle persone travolte che non ce l’hanno fatta.
Ieri sera, gli ultimi due corpi estratti dalla neve hanno chiuso il bilancio. I sopravvissuti sono soltanto 11.
Il ritardo fatale dei soccorsi
Le prime 6 autopsie hanno rilevato le cause della morte: asfissia, schiacciamento e ipotermia. Quest’ultima pesa sulle coscienze di alcuni soccorritori, perché è dovuta alla prolungata permanenza nella neve gelida. Se i soccorsi fossero stati più veloci, Gabriele D’Angelo sarebbe sopravvissuto perché, come spiega il medico legale di parte Domenico Angelucci, "Non ci sono segni di traumi né di asfissia come emorragie congiuntivali. Secondo noi se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato''.
La valanga, infatti, si è verificata alle 16:30 circa, mentre i primi soccorsi sono partiti solo due ore e mezza dopo.
Così, gli inquirenti hanno iniziato a indagare sul perché di questo ritardo, visto che la prima segnalazione al 118 era avvenuta alle 17:08 da parte di Giampiero Parete che si è salvato solo perché in quel momento era nel parcheggio dell’albergo. La sua segnalazione è stata riconosciuta come “falso allarme” della sala operativa perché questi avevano contattato il direttore dell’albergo, Bruno Di Tommaso, che rispose loro di aver “chattato mò con l’albergo”.
Il messaggio che Di Tommaso ha ricevuto era però vecchio di un’ora, quando ancora la valanga non aveva colpito l’hotel Rigopiano.
Segnalazioni trattate come bufale
Altre segnalazioni pervenute, ma tutte considerate falsi allarmi. Dalle registrazioni telefoniche, si sente l’operatrice della prefettura a un certo punto che risponde all’ennesima chiamata dicendo: «Ancora questa storia?
Abbiamo verificato, abbiamo sentito l’albergo, la notizia è stata smentita, è una delle tante bufale di questi giorni». Una sindrome “al lupo, al lupo” che ha causato incomprensioni ed equivoci e che ha portato a sottovalutare quanto accaduto.
Finalmente alle 19:01 ci si rende conto che non è “una bufala” e i soccorsi si mettono all’opera, ormai con più di due ore di ritardo. L’inchiesta partita dopo la calamità che ha colpito l’abruzzo, cercherà di chiarire se procedere con l’accusa di reati di omicidio plurimo colposo e disastro colposo. "Non ci sono casi in cui la causa esclusiva è l'ipotermia”, spiega però il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini.
Come finirà la vicenda giudiziaria, sarà solo il tempo a dirlo.