Itaberlly Lozano, così si chiamava il ragazzo brasiliano di cui oggi la cronaca racconta il drammatico accaduto, disgraziatamente operato dalla mamma. Il corpo del ragazzo 19enne è stato ritrovato il 7 gennaio, in un campo di Cravinhos (comune del Brasile, a San Paolo) morto in seguito ad accoltellamento e infine bruciato, probabilmente nel tentativo di farlo scomparire. Le indagini susseguitesi dalle forze di polizia locali, hanno portato alla confessione della madre che avrebbe dichiarato la sua versione dei fatti e di averlo ucciso con la complicità del compagno, perché diventato violento per l'eccessivo abuso di droga cui il figlio era soggiogato.
Morire perché dichiaratamente gay
Il giovane, della regione metropolitana di Ribeirao Preto (San Paolo, Brasile), lavorava nel supermercato della madre e non le avrebbe mai tenuto nascosta l'identità sessuale cui era indirizzato. Per questo si pensa che la donna killer l'abbia ucciso per accoltellamento e poi bruciato, in quanto impossibilitata ad accettare la verità omosessuale del figlio. Il fatto è accaduto il 29 dicembre scorso e solo nove giorni dopo, il corpo sarebbe stato rinvenuto ormai privo di vita e quasi irriconoscibile causa le fiamme che hanno tentato di occultarlo. L'identità di Itaberlly Lozano è stata confermata grazie a un braccialetto.
Le dichiarazioni della madre assassina
Per molti l'omosessualità non è ben vista e obbliga alcuni a chiudersi in un guscio, a loro non appartenente, pur di trovare un 'briciolo' di respiro allontanandosi dalle discriminazioni di chi non potrebbe mai accettarli.
Così non è stato per Itaberlly Lozano, che si era probabilmente fidato della mamma e che la stessa lo avrebbe privato della vita perché incapace di accettarne la condizione. A indirizzare le indagini della polizia sarebbero stati gli zii, insospettiti dalla donna che non voleva sporgere denuncia per la scomparsa; "La madre non l'ha mai accettato perché si era dichiarato omosessuale", avrebbero detto nelle indagini che in seguito ne hanno confermato la colpevolezza.
Giustizia per un ragazzo omosessuale
Giustizia per il nipote è quella che chiedono oggi i parenti più stretti, non sopportando d'aver perso il nipote preferito. Il ragazzo era molto educato e un bravo lavoratore, avrebbe confessato lo zio che lo aveva accolto nella propria casa insieme alla nonna; "sua madre lo trattava male perché le aveva rivelato di essere omosessuale" e poco prima della fine dell'anno, era riuscito a convincerlo a tornare a casa - "In seguito non l'abbiamo più visto" -.
Tatiana Lozano Pereira, il nome dell'assassina, avrebbe tentato di giustificarsi dichiarando che il ragazzo era diventato violento perché abusava di droghe. A "Un crimine premeditato", hanno invece pensato i parenti e speriamo sia punita per aver barbaramente ucciso e tentato di occultare il corpo del figlio con le fiamme.