Dopo 8 anni dalla sua Morte, finisce l’inchiesta bis aperta nel 2014, che vede accusati i carabinieri Di Bernardo, D'Alessandro e Tedesco.
Il geometra romano è deceduto il 22 ottobre del 2009, dopo una settimana dall’arresto per droga. Causa del decesso, sarebbero appunto le percosse subite dall’uomo da parte dei 3 rappresentati delle forze dell’ordine e, quindi, non è morto di fame e di sete, non è morto per epilessia, ma è stato omicidio Preterintenzionale.
Per ricordare l’accaduto
Tutto ha inizio il 15 Ottobre, quando il trentenne viene fermato perchè sorpreso a consegnare ad un uomo delle confezioni, ricevendo in cambio denaro.
Portato in caserma e perquisito, viene trovato in possesso di 12 confezioni di hashish, 3 di cocaina, una pasticca ed un medicinale. Parte subito un processo per direttissima e già in questa occasione, che ricordiamo essere solo il giorno successivo il fermo, il ragazzo mostra difficoltà nel parlare e nel camminare, più dei segni evidenti di ematomi. Il giudice, dopo aver stabilito la data per una nuova udienza, afferma che cucchi debba rimanere in custodia cautelare presso il carcere di Regina Coeli. Le condizioni di Cucchi, però, peggiorano velocemente e viene portato all’ospedale Fatebenefratelli dove i medici, misero a verbale, le seguenti lesioni e le ecchimosi a:
- gambe
- viso (inclusa una frattura della mascella)
- addome (inclusa un'emorragia alla vescica)
- torace (incluse due fratture alla colonna vertebrale)
Venne richiesto il ricovero, ma il paziente non diede il consenso.
In carcere le sue condizioni peggiorano drasticamente e morì all'ospedale Sandro Pertini.
Il lungo iter giudiziario
Il 5 giugno 2013, la III Corte d'Assise di Roma ha condannato per omicidio colposo, quattro medici dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Il reato di abbandono di incapace viene traslato in omicidio colposo. Alla fine vengono assolti per “insufficienza di prove”.
Il 31 ottobre 2014, con la sentenza della Corte d’appello di Roma, vengono assolti tutti gli imputati.
La Cassazione, nell'udienza del 15 dicembre 2015, ordine il parziale annullamento della sentenza di appello, disponendo un nuovo processo per 5 medici. Gli stati patologici di Cucchi, avrebbero dovuto imporre maggiori cure ed attenzioni da parte dei sanitari.
Il 18 luglio 2016, la Corte d'Appello di Roma assolve i medici perché "il fatto non sussiste".
Su richiesta dei familiari di Cucchi, nel settembre 2015 la Procura della Repubblica di Roma riapre un fascicolo e le indagini si rivolgono particolarmente ai carabinieri presenti al momento dell'identificazione.
La sentenza
Insieme ai 3 carabinieri, Di Bernardo, D'Alessandro e Tedesco, sono accusati di calunnia. Il maresciallo Roberto Mandolini, comandante della stazione dei carabinieri Appia al momento dell’accaduto e, i carabinieri Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco. Per Mandolini e Tedesco, anche il reato di falso verbale di arresto. Infatti, questi due, non avrebbero verbalizzato la resistenza opposta dall’uomo al momento del fermo ed avrebbero attestato “falsamente” che Cucchi non aveva voluto nominare un difensore di fiducia. La calunnia, invece, è legata alle testimonianze fatte al processo in corte d’assise, dove erano imputati i 3 agenti.