In Italia sono in tutto 44 i detenuti di fede islamica accusati di terrorismo internazionale. Per alcuni di loro è stata emessa una condanna con sentenza definitiva. Il 50% si trova in regime di 41 bis in due delle carceri di massima sicurezza nazionali: Bancali e Badu 'e Carros, entrambe in Sardegna. Montano le proteste tra le forze di polizia impegnate nella sorveglianza, in quello che è uno scenario da vera e propria "Guantanamo" italiana. Sono circa una ventina le conversioni al jihad avvenute dietro le sbarre. A Sassari e Nuoro è emergenza sicurezza.

Un clima teso che affonda il colpo nella frattura tra Stato e Regione: la Sardegna è una "discarica" nazionale a cui vengono consegnati i soggetti più pericolosi.

Bancali e Badu 'e Carros, 41 Bis e conversioni

Dall'inizio del 2016 ad oggi sono circa una ventina le conversioni all'Islam nel carcere sassarese di Bancali. Tra gli jihadisti detenuti in regime di 41 bis (il carcere duro a cui sono soggetti, in Italia, i più pericolosi boss della mafia) spuntano nomi di particolare peso per la "caratura" del loro estremismo: uno fra tutti è Hamadi Ben Abdul, nome di spicco tra i 60 terroristi più pericolosi al mondo, inserito a pieno titolo nella "black list" di Obama. Il fenomeno del proselitismo all'interno delle mura carcerarie non si arresta, nonostante si tratti di detenuti sottoposti a "sorveglianza speciale".

Non dissimile la situazione nel carcere nuorese di Badu 'e Carros. Per la pericolosità dei detenuti radicalizzati si è deciso di riattivare la sezione "Alta sicurezza". La decisione di trasferire in Sardegna un gran numero di jihadisti è dovuta alla necessità di smistamento che il Governo ha preso in seguito alle esternazioni di felicità in seguito alle stragi di Parigi e Bruxelles.

Prima di allora, tutti si trovavano rinchiusi nel carcere di Rossano Calabro.

Situazione insostenibile, scarse forze in campo

La polemica contro questo ruolo di vera e propria "discarica" per terroristi assegnato all'isola non proviene solo dalle opposizioni politiche al Governo ma anche dal fronte sindacale di polizia: "Siamo stati abbandonati, dalla politica solo promesse", si legge nei comunicati diffusi dal sindacato Fns Cisl.

La protesta delle forze di polizia impegnate nelle carceri riguarda soprattutto la continua riduzione del numero degli agenti. Una situazione definita insostenibile, con un rapporto di 2137 detenuti sorvegliati da appena 1100 poliziotti penitenziari.