Il raid russo c'è ovviamente stato, è stato condotto contro le postazioni dello Stato Islamico nel nord della Siria, vicino Al-Bab. Parlare di 'attacco congiunto' sembra però eccessivo. Il ministero della difesa di Mosca avrebbe infatti ricevuto dal comando USA le coordinate per colpire obiettivi dello Stato Islamico. "Il Pentagono - chiarisce da Washington il portavoce della difesa, Eric Pahon - dispone di un canale di comunicazione con l'esercito russo ma serve esclusivamente ad evitare collisioni nello spazio aereo siriano. Non stiamo coordinando nessun attacco con Mosca".

La comunicazione tra i due comandi militari ci sarebbe stata, ma solo per evitare spiacevoli incidenti. Di fatto non sarebbe nemmeno la prima volta, nel recente passato le forze aeree russe e della coalizione internazionale a guida USA sono venute praticamente a contatto nei cieli della Siria. Oltretutto quanto accaduto lo scorso settembre, quando i bombardieri della coalizione attaccarono erroneamente la base siriana a Deir el-Zor, fu imputato proprio ad una mancata comunicazione tra le due superpotenze.

Trump: 'Con Mosca, contro l'Isis'

Ma se oggi sembra prematuro parlare di azioni congiunte, non è da escludere che autentiche azioni belliche russo-americane possano verificarsi nel futuro contro l'Isis.

La conferma arriva dalla fonte più diretta possibile, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. "Qualunque modo esiste - ha detto il portavoce di Trump, Sean Spicer - per combattere lo Stato Islamico insieme a qualsiasi Paese, noi lo accetteremo. Sia che si tratti della Russia, sia di chiunque altro, perché si tratta di un interesse nazionale condiviso".

Da dire però che l'eventuale ingresso di Trump accanto a Vladimir Putin nella questione siriana lascia aperta la porta a nuovi interrogativi sulla politica estera di Washington. Il nuovo leader della Casa Bianca accetterebbe ciò che l'amministrazione Obama ha sempre osteggiato, la continuità di Bashar al-Assad alla guida della Siria: lo farebbe indirettamente, alla luce della ferma posizione di Mosca sul governo di Damasco, ma anche direttamente se consideriamo le dichiarazioni di Trump del recente passato, quando pur non esprimendo elogi nei confronti di Assad lo ha comunque definito "utile nella guerra all'Isis". Una strategia dinanzi alla quale alcuni 'storici' alleati statunitensi in Medio Oriente, l'Arabia Saudita, il Qatar ma anche Israele, potrebbero storcere la bocca.