La guerra fredda non è stata caratterizzata solo dalla corsa all'armamento nucleare, e dal ferreo addestramento degli uomini della Cia e del Kgb. Ma anche dalla fretta per dimostrare un certo “strapotere” nella conquista dello spazio. Gli Stati Uniti e la vecchia URSS ci provavano in continuazione, ma i primi razzi non davano i risultati sperati.

La prima battaglia è andata all'Unione Sovietica. In effetti, il primo astronauta a varcare i confini della Terra è stato Jurij Gagarin sulla Vostok 1. Un trionfo coronato nel 1961. Tuttavia, i primi esseri viventi a rincorrere le stelle sono stati i cani.

E non solo i volti conosciuti di Laika, Belka e Strelka, che hanno suggerito il nome a tanti amici a quattro zampe.

In tutto sono stati utilizzati 50 cani di piccola taglia, di cui venti morti in volo, altri prima del lancio e i meno fortunati sotto i ferri degli scienziati. Eh già, una volta tornati dallo spazio venivano sezionati per essere studiati. Il tutto in gran segreto, fino all'altro ieri.

I diari inediti di Oleg Gazenko

Qualche mese fa, per puro caso, sono stati rinvenuti i diari di Oleg Gazenko, responsabile del “Piano animali spaziali” che l'URSS stava eseguendo per contrastare le “scimmiette” americane. Le memorie di Gazenko si trovavano in mezzo a degli scatoloni stipati negli archivi dell'Istituto per i problemi medico-biologici dell'Accademia delle scienze di Mosca, e pubblicati nei giorni scorsi dalla Novaja Gazeta.

Le pagine scoperte riportano in modo dettagliato tutti gli esperimenti effettuati sugli animali; dalla scelta precisa dei cagnolini, quindi altezza, misure e peso, sino all'analisi psicologica di ognuno di loro. Pagine mai aperte prima, dove Gazenko annotava sia le gioie che la lacrime per i tanti “bastardini morti”.

Perfetti soldati

Il recupero dei cani avveniva nei vicoli. Rigorosamente bastardi, che stando alle parole scritte da Oleg Gazenko, non era per risparmiare quelli di razza. Infatti, i bastardini venivano considerati più docili e più resistenti al rigoroso programma alimentare e di allenamento rispetto ai primi.

Perché cani e non scimmie?

Recita un interrogativo nascosto tra le pagine ingiallite dei diari. Risposta crudele: “Le scimmie americane hanno paura, e vengono anestetizzate. Invece i nostri cani si fidano dell'uomo e non oppongono alcuna resistenza”. Ma a quanto pare, anche lo scienziato sovietico aveva un cuore. E lo dimostrano i fiori lasciati tra le pagine in loro memoria.