Il 10 febbraio è il "Giorno del ricordo delle Foibe e dell'esodo Giuliano - Dalmata" e centinaia di ragazzi e ragazze delle scuole di ogni ordine e grado italiane sono stati accompagnati a Montecitorio per sedersi sugli scranni dell'Aula per commemorare le migliaia di vittime italiane della ferocia e dell'odio dell'allora Jugoslavia; presenti in Parlamento anche le associazioni degli esuli italiani. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha inoltre letto un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: "L'Europa della pace, della democrazia e del rispetto delle identità culturali è stata una degna risposta agli orrori del Novecento, di cui le foibe sono state una drammatica espressione - era scritto nel testo - è un impegno che, a distanza di 70 anni dal trattato di pace che pose fine alla seconda guerra mondiale, non deve mai venire meno per abbattere per sempre il fanatismo, alla base della barbarie e della crudeltà che si nutrono di odio".

Le commemorazioni

Per pura coincidenza, la giornata della memoria delle foibe ricorre quest'anno anche nel giorno del settantesimo anniversario del trattato di pace di Parigi, che sancì la fine della Seconda Guerra Mondiale. Il Trattato, ratificato in Parlamento nel 1947, purtroppo siglò anche la definitiva sconfitta dell'Italia che già aveva firmato l'armistizio nel 1943 e dovette subire e sopportare altri due anni contrassegnati da esecuzioni di massa, eccidi, stragi e lotte fratricide. Con quel trattato iniziò l'esodo di migliaia di italiani dall'Istria e la Dalmazia, che alla fine della guerra furono cedute alla Jugoslavia; migliaia di connazionali, anche con la cittadinanza slovena o croata, dovettero scegliere la strada dell'esilio in Italia per sfuggire agli eccidi e alle esecuzioni che il nuovo governo di Tito aveva scatenato contro gli italiani, accusati di essere fascisti invasori (in realtà, si trattava per la maggior parte di cittadini comuni, che vivevano in quelle zone da generazioni, o addirittura di slavi con la doppia cittadinanza).

Già iniziati durante la guerra, gli eccidi proseguirono fino alla fine degli anni Quaranta con centinaia di cadaveri gettati nelle gole naturali tipiche dell'Istria e del territorio carsico, dette appunto "foibe". Oltre a Montecitorio, ci sono state commemorazioni in tutta Italia: a Trieste, il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, il leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, e il presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, hanno presenziato al sacrario di Basovizza.