Potrebbe essere una delle più grandi offensive militari, dentro una città, dalla seconda metà del novecento. Al tempo stesso può trasformarsi in una tragedia umanitaria annunciata. E’ questo il grido d’allarme lanciato da Emergency e Save the Children. Nella parte ovest di Mosul sono asserragliati quel che rimane delle milizie jihadiste dell’Isis, dopo la fuga del califfo Abu Bakr al-Baghdadi verso Raqqa in Siria, destinata a diventare il futuro centro della guerra in corso. Qualche migliaio di uomini pronti a tutto contro un esercito, quello iracheno, con più di diecimila soldati che stanno chiudendo a riccio la zona.

Nel frattempo l’ex generale James Mattis, capo del Pentagono, è in visita in iraq.

Le incertezze di un assedio

Al di là della sproporzione delle forze in campo tra l’esercito iracheno e i jihadisti, l’aspetto critico della situazione riguarda i civili che vivono nella zona occidentale di Mosul: circa 750mila in tutto, di cui 350mila bambini. Quella parte di città è l’area più popolata, a differenza della zona est già liberata: lì vi è la città vecchia. Le sue strade sono strettissime e si intersecano in una specie di qasba. L’idea che in una situazione del genere, per stanare i jihadisti, si possano utilizzare artiglieria pesante o armi esplosive esclude del tutto che gli edifici abitati dai civili possano essere risparmiati.

L’altro elemento di inquietudine poi è la durata di questo assedio poiché non è per niente detto che la resistenza dei jihadisti possa durare poco per il numero inferiore di uomini sul campo di battaglia.

Il dramma dei civili nella città vecchia

In questo momento le famiglie di Mosul ovest sono rintanate in casa per evitare di essere preda della follia dei miliziani o di essere utilizzati come scudi umani, per non parlare dei cecchini o delle mine anti-uomo.

L’assenza di acqua, generi di prima necessità, medicinali completa un quadro drammatico: scappare con le proprie forze è pressoché impossibile. Per questo sia Emergency che Save the Children stanno invocando la necessità di aprire dei corridoi umanitari che possano evitare una ennesima tragedia di massa. Intanto Emergency ha messo a punto un attrezzatissimo ospedale ad Ebril, nel Kurdistan iracheno, con 60 posti letto, anche se sarebbero troppo pochi nel caso in cui la tragedia annunciata dovesse realizzarsi.

Il Generale del Golfo

Dal punto di vista militare, non è ben chiaro se la visita del segretario della difesa americano James Mattis in Iraq abbia a che vedere specificatamente con le strategie militari da usare nei prossimi giorni, date le sue competenze in materia. Mattis era un generale del corpo dei Marines, ex capo dello “United States Central Command”. Proprio in Iraq è stato al comando delle forze armate americane durante la seconda guerra nel Golfo, quella che portò alla caduta di Saddam Hussein. Allo stato attuale comunque le truppe irachene stanno avanzando dalla parte sud di Mosul, liberando alcuni villaggi circostanti, questo in relazione al controllo dell'aeroporto.