Il Codice della Strada stabilisce che quando non è possibile identificare l'autore di una infrazione - per esempio nel caso di multa elevata con un Autovelox fisso - l'intestatario dell'automezzo deve comunicare i dati del conducente che stava guidando quando è stata fatta la multa entro due mesi da quando il verbale viene notificato. In caso di omessa comunicazione entro i tempi prestabiliti l'intestatario del libretto di circolazione si vedrà elevare una sanzione amministrativa che può variare dai 284 ai 1.133 euro. Ma in questo caso non essendo identificato, il conducente è risparmiato dalla decurtazione dei punti eventualmente prevista per l'infrazione, e persino dalla sospensione della patente.

E' dunque legittima la condotta di chi non effettua la comunicazione, preferendo la multa aggiuntiva rispetto alla decurtazione dei punti della patente? Secondo la Corte Costituzionale la risposta è si.

La pronuncia della Consulta

La Corte Costituzionale, chiamata ad esprimersi in merito dalla questione di legittimità proposta da un Giudice di Pace, ha recentemente stabilito che è perfettamente lecito omettere la comunicazione dei dati del conducente per evitare la perdita dei punti o la sospensione della patente. Secondo i giudici costituzionali il pagamento dell'ammenda aggiuntiva previsto in caso di omessa comunicazione garantirebbe l'anonimato del conducente, che dunque non sarà oggetto delle sanzioni previste dal CdS per l'infrazione accertata.

La tesi del giudice di Pace

Il Giudice di Pace di Grosseto aveva sollevato la questione di legittimità poiché la sanzione stabilita dalla legge - ovvero la sanzione amministrativa da 284 a 1.133 euro prevista per la mancata comunicazione - non fa riferimento alla gravità della violazione al CdS da cui deriva. Inoltre il magistrato aveva evidenziato come nel caso delle violazioni più gravi, spesso commesse a bordo di auto potenti e costose - quindi da persone presumibilmente facoltose - i proprietari preferiscano pagare la sanzione che veder diminuire il saldo punti della patente.

Secondo il giudice di Pace la sanzione avrebbe dovuto essere modulata in ragione della gravità dell'infrazione commessa, invitando il legislatore anche a proporzionarlo in termini monetari alle facoltà economiche della persona interessata.