Le più disparate vicissitudini che da tempo stanno caratterizzando l'ipotetica costruzione dello stadio della Roma sembrano non avere una fine prossima. La nuova svolta è giunta a seguito di un lungo confronto tra Beppe Grillo, fondatore del Movimento 5 Stelle, forza politica che amministra la Capitale, e alcuni consiglieri comunali. Sembrava che il leader del Movimento fosse predisposto positivamente sulla questione, almeno apparentemente; ma il diffuso scetticismo incontrato in Campidoglio, unito a critiche e contrarietà diffuse, sembrano avergli fatto radicalmente cambiare idea.

Tutti contro tutti

Neanche l'intervento in prima persona di Grillo, dunque, è riuscito in alcun modo a ricomporre i dissidi interni alla maggioranza capitolina, decisa ad annullare la delibera di pubblica utilità varata ormai un anno e mezzo fa dalla precedente giunta. Grillo, arrivando in Comune, ha risposto ai giornalisti presenti che non vede alcuna utilità in un'opera da un milione di metri cubi in cui lo stadio rappresenterebbe solo il 15 per cento. C'è da dire, a onor del vero, che il terreno di Tor di Valle conta 180 ettari: di questi, solamente il 22 per cento verrebbe utilizzato per lo stadio della Roma, comprendendo anche il Business Park e il Convivium previsti dal progetto stilato dalla cordata di investitori guidata da James Pallotta.

Il 78 per cento dell'area pubblica rimarrebbe così intatto.

Il rischio idrogeologico

Ed è proprio sul presunto rischio idrogeologico che il leader del Movimento ha fatto leva, sostenendo l'impossibilità di dar vita a un progetto mastodontico col rischio che poi, nel giro di qualche anno, qualcosa non funzioni e si inondi tutta l'area con tutte le problematiche che ne deriverebbero.

Pur essendoci stati innumerevoli studi condotti da esperti del settore che hanno certificato l'impossibilità che un'ipotesi di quel tipo possa verificarsi anche nel lungo termine. Grillo, rientrando poi nella serata di ieri all'Hotel Forum, ha detto comunque di non esser affatto contrario alla costruzione dello stadio della Roma, a patto che l'area di riferimento non sia Tor di Valle.

La risposta dei proponenti, tuttavia, non si è fatta attendere: "Dopo cinque anni di lavori su un progetto in stato avanzato di approvazione nel rispetto delle leggi, regolamenti e delibere, non è in alcun modo ipotizzabile un sito alternativo a Tor di Valle, l'area è sicura dal punto di vista e anzi il progetto, con investimenti a carico dei privati, va a sanare il rischio idrogeologico presente nel quartiere limitrofo di Decima, ben al di fuori del sito dove verrà progettato lo stadio e dove abitano oltre 10mila romani".