Ci sono voluti otto anni e più di 140 udienze per arrivare ad una prima verità giudiziaria su quella tragica notte del giugno 2009, che portò alla morte di ben 32 persone. Il peso della decisione presa dal Tribunale di Lucca è enorme per i nomi illustri che dopo essere finiti sul banco degli imputati escono da questo primo grado di giudizio - è prevedibile che si arriverà in Cassazione - con pesanti condanne. La natura colposa dei reati ascritti - disastro colposo, incendio colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni gravissime - non attenua il peso del pronunciamento del Tribunale toscano.

Difficile in questo quadro in cui ben 23 su 33 imputati sono stati condannati per reati vari, ignorare che il principale imputato e da oggi condannato - almeno per ora - sia Mauro Moretti.

Il legale di Moretti: "sentenza che trasuda populismo"

Amministratore delegato di Rfi dal 2001 al 2006, attuale numero uno di Leonardo - Finmeccanica, é manager pubblico trasversalmente apprezzato per le sue competenze. Prima Ad di Ferrovie dello Stato - per il cui ruolo rispetto alla strage di Viareggio é stato assolto - quindi a capo di Rfi - la proprietaria della rete ferroviaria italiana - ed oggi a capo di uno dei principali player dell'industria nazionale: un colosso delle dimensioni di Leonardo - Finmeccanica.

Nonostante le numerosi voci critiche e l'esplicita richiesta di dimissioni giunte non solo dall'Associazione dei familiari delle vittime ma da vasti settori dell'agone politico, il Cda dell'industria leader nel settore aerospaziale e della difesa, ha confermato piena fiducia nel suo Amministratore delegato, il cui mandato é in scadenza il prossimo aprile.

Dura la reazione del legale dell'ex ad di Rfi che parla di "sentenza che trasuda populismo".

I pm avevano chiesto una condanna a 16 anni

Magra consolazione per l'ex ad di Fs, ma la sentenza ha decisamente mitigato le richieste dell'accusa che per Moretti in particolare aveva richiesto una pena a 16 anni di carcere. Si dovranno attendere le motivazioni della sentenza, per capire quali margini ci saranno per un ricorso in appello che appare certo.

Soddisfazione a metà per i familiari delle vittime che se da un lato plaudono all'esito del processo dall'altro restano "amareggiati" per condanne che confidavano - a fronte delle richieste formulate dall'accusa - sarebbero state più severe.