Ha svenduto l'Italia, riconosca gli errori”. Forte accusa, di quelle che non ti aspetti. Le parole della studentessa coraggiosa hanno letteralmente ammutolito chi presenziava il meeting organizzato dalla Rethinking Economics Italia, e anche l'ospite d'onore, il professore Romano Prodi.

Nel corso dell'incontro tenutosi lo scorso giovedì presso l'Università di Bologna, si è parlato di politica, di economia, di lavoro, di Europa.

- “Professore, lei, da presidente dell'IRI, ha svenduto il patrimonio economico italiano a società private”- continua la ragazza, ribadendo che le nuove generazioni sono diventate povere grazie all'oscurità di certi “affari di Stato”.

“Lei non si è battuto, professore”

Il coraggio e la rabbia della giovane vanno ben oltre le aspettative, accusando apertamente Romano Prodi, quale attore principale della nascita dell'Unione Europea, per il mancato intervento sugli impossibili parametri dei Trattati di Maastricht. Almeno per quanto riguarda il nostro paese.

La dose di accuse vengono rincarate pesantemente quando si parla di lavoro: -”Il pacchetto Treu è un gioiello di un suo governo”- un chiaro riferimento alla legge 194 del 24 giugno 1997 che porta la firma dell'allora ministro del lavoro e della previdenza sociale del primo governo Prodi. Emanata con lo scopo di contrastare la disoccupazione. In effetti, la nuova normativa aveva dato vita alle più svariate forme di “flessibilità lavorative”: apprendistato, lavoro interinale, tirocinio formativo, lavori socialmente utili, e la conseguente nascita dei co.co.co., co.co.pro., ecc., ecc.

La replica di Prodi

Sul finire dell'intervento la studentessa ha vuotato il sacco, ha chiesto all'ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea non solo di non candidarsi, ma anche di formulare una coerente ammissione degli errori commessi.

La risposta del professore bolognese non si è fatta attendere: -“Anche se me lo chiedesse lei, non mi candiderei”-

E dopo una breve carrellata di retorici concetti, Prodi ha affermato che la precaria situazione economica dell'Europa sarebbe dovuta all'eccessiva mobilità dei capitali, mentre il lavoro rimane fisso.