Sono giorni di sofferenza per molti tra i militanti e gli elettori del Partito Democratico che proprio non riescono a comprendere le ragioni di una scissione riconducibile più a una disputa tra dirigenti che ad un bisogno realmente sentito dalla base. Il sentimento di delusione è davvero forte: questo clima di tensione nel Pd ha avuto l’effetto immediato di oscurare i problemi del Movimento 5 Stelle, facendo passare in secondo piano le vicende del Comune di Roma e ricompattando gli uomini di Grillo. Uno scenario difficile, in cui hanno sentito il bisogno di intervenire tutti i padri nobili della forza politica di sinistra a partire da Fassino e Veltroni, che con i loro interventi all’assemblea nazionale del Pd hanno lanciato appelli alla minoranza contro “un ritorno al passato, ai tempi in cui esistevano la Margherita e i Ds”.

E poi Enrico Letta, che in molti vedrebbero come perfetto avversario di Matteo Renzi al prossimo congresso e che ha lanciato su Facebook il proprio grido di dolore “non può finire così”, aggiungendo che “tanto è facile distruggere, quanto è più difficile costruire”.

L’amarezza di Prodi

Di certo non poteva tacere Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e del Pd, che, raggiunto da Repubblica, prima si schernisce spiegando che non è in grado di dire nulla di nuovo su quello che sta accadendo, ma poi aggiunge che “nella patologia umana esiste anche il suicidio". Prodi sa bene che la scomparsa di bipolarismo e sistema maggioritario e la crisi dell’Europa, pilastri portanti dell’Ulivo e del Pd, hanno aggravato la situazione, ma non vuole rassegnarsi perché “questa crisi di sistema va affrontata, combattuta, sconfitta”.

Quindi si spiegano così le decine di telefonate in cui il professore è occupato in queste ore: “Colloqui privati, che tali devono rimanere".

Le telefonate ai leader del Pd

Prodi avrebbe già parlato più volte con Matteo Renzi, Pier Luigi Bersani, Paolo Gentiloni, con il quale ci sarebbe una forte intesa politica, con Enrico Letta e forse anche con Walter Veltroni e Massimo D'Alema, nel tentativo di fermare la scissione.

Una fitta serie di conversazioni per spiegare a tutti che “la soluzione ai problemi attuali non può certo essere la frammentazione”, per poi magari rimettersi insieme in vista delle elezioni. Tace invece l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che non condividerebbe la scissione e si sarebbe speso riservatamente per la candidatura di Andrea Orlando alla segreteria del partito, come estremo tentativo di scongiurare una divisione che sembra sempre più irrevocabile.