Sarà pure senatore ma sembra che non sia molto ferrato in italiano. Antonio Razzi, senatore di Forza Italia, è spesso al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni 'colorite' e per le sue amicizie 'pericolose'. Ha definito 'amico personale' il dittatore della Corea del Nord Kim Jong-un e, ultimamente, ha postato un selfie che lo ritrae insieme al leader siriano Bashar al-Assad. Ebbene, è stato proprio quest'ultimo scatto a far indignare il popolo del web. La replica del membro della commissione Esteri del Senato non è tardata ad arrivare, anche se sgrammaticata.

In Siria con altri parlamentari europei e russi

Non è un caso che il senatore Razzi sia così imitato, da Maurizio Crozza in primis. Di scivoloni sulla lingua italiana ne ha fatti tanti. L'ultimo di recente, nella replica su Twitter alle critiche per il selfie con Assad. Il senatore forzista, riferendosi al colloquio con quello che molti definiscono 'genocida', ha scritto: 'Può servire ha costruire un ponte di pace'. Un commento senza dubbio sgrammaticato. In quella frase c'è una h di troppo. Grammatica a parte, il senatore di Forza Italia continua a far indignare per i selfie con soggetti insidiosi. Razzi si è fatto un autoscatto con il presidente siriano durante un incontro (a cui hanno preso parte molti parlamentari europei e russi) per promuovere la creazione, nel Parlamento siriano, di una commissione costituzionale finalizzata a favorire il colloquio tra i vari gruppi in lotta.

Il ghigno offende milioni di persone che soffrono

Quel volto sorridente al fianco di Assad ha fatto irritare il popolo del web e non solo. La stessa Selvaggia Lucarelli si è indignata per il ghigno con il 'genocida'. Per molti, quell'autoscatto con l'autore di crimini contro l'umanità non è altro che una vergogna. Ingiustificabile.

Quei sorrisetti del forzista e del genocida rappresentano una grande offesa ai tanti siriani che non hanno una casa, ai profughi, alle vittime e agli affamati di giustizia. Tuttavia, l'atteggiamento del politico di Forza Italia non stupisce più di tanto. Era lui, del resto, che, tre anni fa, paragonava la Corea del Nord alla Svizzera.