E'di pochi minuti fa la notizia che ci sarebbe un indagato nella vicenda del suicidio della donna maresciallo dei Carabinieri, e sarebbe proprio il marito della donna, un poliziotto. L'uomo, 45enne, è stato iscritto nel registro degli indagati e l'accusa è di istigazione al suicidio. Sua moglie, la romana Licia Gioia, maresciallo dei carabinieri di 32 anni, si era sparata un colpo di pistola alla tempia lunedì scorso nella sua abitazone presso Siracusa. Il marito, di origini pugliesi, si era ferito ad un ginocchio nel tentativo di disarmarla. Francesco Ferrari, questo è il nome del marito, ha dichiarato che il gesto estremo è avvenuto al culmine di un litigio, forse causato dalla gelosia, e che la moglie si è sparata in testa con l'arma di ordinanza.
Ha sparato un primo colpo che l'ha colpita alla tempia e poi un altro proiettile che l'ha raggiunta alla coscia, ferendo anche suo marito al ginocchio, mentre tentava di disarmarla. La coppia era sposata da quasi un anno dopo che Ferrari aveva divorziato dalla prima moglie, ed ha un figlio di 14 anni che viveva con lui. Anche il ragazzo è stato testimone della tragedia perchè al momento si trovava in casa con loro. E' stato infatti svegliato intorno all'una di notte tra lunedì e martedì dalle urla dei due e dai due spari. Dopo la tragedia l'uomo ha lanciato l'allarme, chiamando il 113 ed il 118 è arrivato subito dopo, soccorrendolo. Il corpo della donna, ormai senza vita, è stato ritrovato accasciato sul letto matrimoniale.
L'uomo ha subito fornito i particolari della tragedia, raccontando che erano entrambi a letto e discutevano in modo concitato. Poi la discussione avrebbe preso una svolta drammatica che ha indotto la donna ad afferrare la sua pistola e ad uccidersi.
Un suicidio poco chiaro
Il suicidio è stato sottoposto ad indagine per accertare i fatti con l'autopsia, ed è partita un'inchiesta mirata a fornire risposte su cosa sia realmente accaduto in quella casa lunedì scorso.
Sono stati incaricati il procuratore capo Giordano e il pubblico ministero Mauro che si avvarranno dell'ausilio dei rilievi del Ris di Messina. La Procura non ritiene che il movente e la dinamica dei fatti siano trasparenti, anzi li ritiene molto complicati ed inoltre sono basati solo sul racconto di Ferrari.