La Corte di Strasburgo, che si pronuncia sui diritti umani, ha condannato per la prima volta l'Italia relativamente alla violenza domestica, per non aver vigilato ed agito con prontezza, non riuscendo ad impedire la morte di un ragazzo ed il tentato omicidio di sua madre.

Lo stato non avrebbe agito in maniera congrua per proteggere una donna e suo figlio dalla violenza domestica perpetrata dal marito,il 49 moldavo Andrei Talpis, violenza che ha avuto un tragico epilogo, l'omicidio di Remanzacco, in cui ha trovato la morte circa 3 anni fa il figlio dei due, Ion, 19enne.

Secondo il tribunale di Strasburgo, le autorità italiane non hanno dato il giusto peso alla denuncia di violenza domestica, privandola di un effetto immediato e lasciando l'aggressore, cioè il marito della donna, impunito. Da qui il ripetersi delle violenze, sfociate nella morte del ragazzo e nel tentato omicidio della donna. L'Italia è stata condannata per la violazione di alcuni articoli, tra cui quello sul diritto alla vita, sul divieto di trattamenti inumani e degradanti e il divieto di discriminazione. La sentenza sarà definitiva tra tre mesi a meno che lo stato italiano non faccia ricorso. La donna, Elisaveta, dovrà essere risarcita dallo stato di 30 mila euro per i danni morali e 10 mila per le spese legali.

La denuncia di Elisaveta

La donna si era recata al centro antiviolenza da cui poi si era allontanata di sua volontà, dicono i magistrati, aggiungendo che le sue dichiarazioni erano state capite ma forse mal interpretate, forse anche per un problema di lingua. La procura dunque avrebbe sottovalutato le accuse della donna, e dichiara però che la stessa ha ridimensionato in seguito la portata delle sue dichiarazioni portando all'archiviazione dell'accusa di maltrattamenti.

Il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo, che non si occupava della vicenda all'epoca dei fatti ma è stato incaricato dal ministero di sostenere le ragioni dell'italia, attribuisce la tragedia al fatto che forse non si potessero scorgere i segnali premonitori per poter capire la portata della violenza.