Accade a Biella, nel piemontese, dove una ragazza di origini nigeriane è stata ritrovata sul ciglio della strada, priva di sensi, da un passante che ha subito chiamato i soccorsi. La ragazza è stata ritrovata immersa nel sangue e con in mano una semplice borsa priva di documenti e, con molta probabilità, priva di un regolamentare permesso di soggiorno, ma la cosa più raccapricciante scoperta dai soccorritori è stato il contenuto della borsa rinvenuta accanto al corpo della ragazza: un corpicino ormai senza vita di un piccolo feto. I soccorritori hanno dato le prime cure sul luogo alla giovane, prima di trasferirla al reparto Ginecologico dell'ospedale di Biella Ponderano, dove è stato accertato che il malore avuto dalla ragazza è stato causato dall'aborto.
L'unica cosa riconducibile alla ragazza è la nazionalità, ma nascono dubbi anche su quest'ultima poiché non è stato trovato alcun tipo di documento di riconoscimento e, senza sorpresa, la giovane ha lasciato intendere che non è in grado di parlare la lingua italiana.
L'aborto di una "lucciola" pendolare? O di una semplice vittima?
Le uniche supposizioni che possono fare gli inquirenti, avvisati ovviamente del ritrovamento e dell'accaduto, ricollegano la giocane nigeriana ad attività illegali e riconducibili chissà a quale famiglia mafiosa. L'unica strada è quella della prostituzione, che vede, giornalmente, centinaia di ragazze italiane e straniere spostarsi con i mezzi pubblici da una città all'altra nel tentativo di racimolare qualche soldo mettendo in "affitto" il proprio corpo.
La nigeriana soccorsa, e ora ricoverata in ospedale, al reparto di ginecologia, avrebbe continuato a "lavorare" anche dopo essere rimasta incinta, causando così la morte del feto e la sua conseguente espulsione, probabilmente, in ambienti non proprio sterili e priva di ogni sorveglianza medica. Non è stato, tutt'ora, possibile ricostruire nel dettaglio quanto accaduto alla ragazza, ma la procura ha deciso comunque di aprire un'inchiesta nel tentativo di far luce su questo caso.