Tutte le biciclette dovevano essere sue, così da molti decenni, al punto che ancora ad 80 anni era conosciuto con l'eterno soprannome bonario di 'il ladro di biciclette'. Tra tutte le due ruote ecologiche, aveva una speciale predilezione per le mountain bike. Per questo motivo veniva pizzicato e arrestato spesso e volentieri a Roma, specie in centro, dalle forze dell'ordine che lo conoscevano bene, ormai da tanto tempo, avevano confidenza con lui quasi e più che con un familiare.
Ma ieri dopo l'ultimo arresto, mentre si trovava proprio da recluso nel reparto di medicina del carcere romano di Regina Coeli, l'attempato ladro di biciclette, è caduto accidentalmente.
Una scivolata rovinosa che gli è costata la vita.
Finale amaro per l'anziano ladro di biciclette
Una storia che potrebbe sembrare una sceneggiatura di un film; magari proprio il sequel del celeberrimo Ladro di biciclette, il film neorealista del 1948 di Vittorio De Sica. Invece questo è un caso vero, accaduto ai nostri giorni e con triste epilogo proprio stamattina.
A 80 anni ancora rubava, ma non lo faceva per motivi di necessità, ma perché affetto da una vera e proprio cleptomania e, per quanto possa sembrare inimmaginabile vista l'età e il tipo di reato, ancora era in carcere. Ieri nel reparto di medicina della più nota casa circondariale della capitale, Regina Coeli, ha avuto una caduta accidentale.
Per questo è stato trasferito d'urgenza all'ospedale San Camillo, ma è morto stamattina per le complicazioni seguite all'incidente. Un finale amaro per l'anziano ladro di biciclette che pone al centro dell'attenzione le condizioni e l'età dei detenuti nelle carceri italiane.
Il sovraffollamento nelle carceri
La vicenda fa luce sulle critiche condizioni di vita dei detenuti, spesso in carcere malgrado un'età avanzata.
A darne notizia è stato Massimo Constantino, segretario generale della Fns Cisl Lazio, che ha voluto denunciare le condizioni di sovraffollamento del carcere romano dove sono reclusi 909 rispetto ai 622 previsti, mentre sono 6.208 i detenuti nei 14 istituti di pena del Lazio rispetto a una capienza massima di 5.235 reclusi.
Constantino ha evidenziato che l'anziano era detenuto per furto di biciclette, lo conosceva bene: rubava biciclette ma non per necessità, era un cleptomane.
Per il segretario dell'organizzazione sindacale, è assurdo e inconcepibile che una persona a quell'età e per reati del genere, debba scontare una pena detentiva in condizioni aggravate dal sovraffollamento delle carceri. Invece andrebbero predisposte misure tali per cui persone di età avanzata, compatibilmente con la gravità del reato commesso, possano scontare la pena in strutture alternative al carcere, di sucuro non penitenziarie.