Le immagini ed i video del presunto Attacco con armi chimiche in Siria hanno fatto il giro del mondo, e da più parti la responsabilità di quanto accaduto è stata attribuita al presidente siriano Assad, nonostante queste accuse non siano ancora oggi dimostrate. Ma come spesso accade in questi casi sembrano esserci aspetti poco chiari. Ne illustra alcuni Giampaolo Rossi su le colonne del suo blog su il giornale. it, vediamo di cosa si tratta.
I dubbi sulla vicenda
"Pochi giorni dopo il dramma di Idlib non c'è un analista, un giornalista e neanche un politico che sappia dare una motivazione al perché dell'accaduto" scrive Rossi, che prosegue la sua riflessione: "Perché Assad avrebbe scelto di attuare un bombardamento chimico mentre la guerra pareva vinta e proprio nel giorno in cui s'avvia a Bruxelles la Conferenza Internazionale riguardante il futuro della Siria?".
Ci sono altri punti che non convincono il giornalista, per esempio il fatto che la strage sia accaduta proprio pochi giorni dopo che l' Amministrazione americana aveva escluso dalle sue priorità un cambio di governo in Siria. Davvero ad Assad sarebbe convenuto fare una mossa che potrebbe far cambiare opinione al Presidente degli Stati Uniti? E quale sarebbe stato il motivo che ha spinto il Governo di Damasco a preferire un attacco chimico? Infrangendo oltretutto l'accordo raggiunto nel 2013 a Ginevra sotto la regia di U.S.A. e Russia, che non era mai stato violato, nemmeno nei momenti ancora più critici.
E' davvero Assad il responsabile della strage?
L'unica risposta che si sente rimbalzare, evidenzia Rossi, soprattutto dai vari Media, è quella più scontata, quella che si presta meglio al luogo comune occidentale, quello dei "Buoni contro i Cattivi" ovvero perché semplicemente Assad è un dittatore e di conseguenza si comporta da tale, uccidendo per il gusto di uccidere.
Il giornalista riporta inoltre la testimonianza di Andrea Purgatori che ha assistito all'uso di armi chimiche nel 1988, quando Saddam Hussein causò circa 5.000 morti ad Halabja, Purgatori palesa perplessità sul fatto che un certo tipo d'attacco abbia causato "solamente" 70 decessi, Rossi scrive che su La Stampa Giuseppe Cucchi riporta più o meno la stessa idea, paragonando inoltre l'attacco di Iblid con l'attacco di Merkale a Sarajevo che indusse la Nato ad intervenire contro la Serbia.
Rossi si domanda se attribuire la responsabilità ad Assad possa essere una strategia per giustificare un intervento militare in Siria da parte dell'occidente.