Ad accorgersi dell'accaduto e a dare l'allarme è stato suo nonno: un bambino di soli due anni è caduto in un pozzo in muratura profondo 9 metri con acqua all'interno. L'incidente è avvenuto a Velletri, in provincia di Roma, nel giardino dell'abitazione della famiglia del bambino di origine rumena. Estratto dai vigili del fuoco, è stato portato all'ospedale Bambin Gesù di Roma in gravi condizioni. La memoria va al caso di Alfredino Rampi.

Un volo di 9 metri

Come e perché il piccolo sia caduto nel pozzo, resta ancora da accertare. È probabile che stesse giocando e che si sia arrampicato sul muretto del pozzo, fino a cadervi dentro.

Il drammatico episodio è avvenuto in una proprietà agricola dove il bambino di due anni abita con la mamma, il papà e i nonni che sono rumeni.

L'allarme è scattato subito, con quattro squadre dei vigili del fuoco che sono arrivate sul posto: il nucleo speleo-alpino-fluviale e i sommozzatori hanno soccorso il bambino insieme al nonno, il quale si era gettato nel pozzo per salvare il nipotino.

Il bimbo è stato estratto vivo, ma in condizioni gravi perché è rimasto troppo tempo in acqua privo di sensi, forse dopo aver sbattuto contro le pareti del pozzo. Dopo essere stato rianimato sul posto dagli operatori del 118, è stato portato in codice rosso, in un primo momento, all'ospedale di Velletri.

A causa della gravità delle sue condizioni, nella notte è stato trasferito a Roma, all'ospedale Bambin Gesù da un'ambulanza scortata da due gazzelle dei carabinieri.

Invece il nonno, anche lui ricoverato inizialmente all'ospedale di Velletri, ha riportato solo qualche contusione ed è stato sentito dai carabinieri che indagano sull'accaduto e sull'omesso controllo del bambino.

La tragedia di Vermicino: il triste destino di Alfredino Rampi

Impossibile non andare con la memoria alla tragedia di Alfredo Riampi che sconvolse l'Italia intera.

Il bambino, nel 1981, a Vermicino, alle porte di Roma, perse la vita dopo essere caduto in un pozzo artesiano. Dopo tre giorni di tentativi di salvarlo, Alfredino morì intrappolato a 60 metri di profondità.

La vicenda coinvolse e commosse l'intero Paese, cittadini e istituzioni di ogni grado, e anche l'allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che giunse sul posto per cercare di dare conforto al piccolo.

La drammatica vicenda ebbe una risonanza mediatica senza precedenti, caratterizzata dalla prima diretta televisiva della Rai a reti unificate sulle ultime 18 ore del caso. Circa 21 milioni di telespettatori rimasero incollati al televisore, fino ad assistere alla tragica conclusione.

"Volevamo vedere un fatto di vita e abbiamo visto un fatto di morte. Ci siamo arresi, abbiamo continuato fino all'ultimo. Ci domanderemo a lungo, prossimamente, a cosa è servito tutto questo, che cosa abbiamo voluto dimenticare, che cosa ci dovremmo ricordare, che cosa dovremo amare, che cosa dobbiamo odiare. È stata la registrazione di una sconfitta, purtroppo: 60 ore di lotte invano per Alfredo Rampi". Queste le parole pronunciate dal giornalista Giancarlo Santalmassi durante l'edizione straordinaria del Tg2 del 13 giugno 1981.