Washington risponde alle minacce di Pyongyang, l'amministrazione Trump ha inviato nella penisola coreana il sommergibile nucleare Uss Michigan. Il mezzo navale è già arrivato in Corea del Sud, al porto di Busan. Non dovrebbe prendere parte alle esercitazioni militari che vedranno coinvolte la flotta statunitense guidata dalla portaerei Carl Vinson, ormai in arrivo nel Mare del Giappone, e la marina militare sudcoreana. Prove di forza che, nelle intenzioni della Casa Bianca, dovrebbero servire a scoraggiare qualunque nuova provocazione del dittatore Kim Jong-un.

'Non escludiamo un raid punitivo'

La mossa di Donald Trump arriva dopo le dichiarazioni di Nikki Haley, ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite. "Gli Stati Uniti non faranno nulla - ha detto la rappresentante diplomatica - a meno che la Corea del Nord non ci dia motivo per farla. Pertanto non possiamo escludere un raid punitivo nel momento in cui Pyongyang effettuerà un nuovo test, missilistico o nucleare". Nikki Haley ha parlato dell'opzione di un intervento militare, ma solo nel caso in cui la Corea del Nord progettasse "un attacco contro obiettivi statunitensi". Ma i timori che il regime possa dar luogo ad un nuovo test missilistico ci sono tutti, soprattutto in occasione dell'anniversario di costituzione dell'esercito nordcoreano che, solitamente, viene celebrato con dimostrazioni pratiche da parte delle forze armate.

A tal proposito, l'agenzia sudcoreana Yonhap ha riferito di una vasta esercitazione militare nel porto di Wonsan, dove sarebbero stati sparati numerosi colpi di artiglieria a scopo dimostrativo. La manovra, secondo fonti governative di Seoul, rientrerebbe appunto nel contesto delle celebrazioni organizzate dal regime di Kim Jong-un per l'85esimo anniversario delle forze armate nordcoreane.

Trilaterale a Tokyo

Intanto i rappresentanti di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone si sono incontrati a Tokyo per fare il punto della situazione sulla crisi nordcoreana. I tre Paesi coordineranno "azioni comuni" nel caso in cui la situazione dovesse aggravarsi ulteriormente. In rappresentanza di Washington è intervenuto Joseph Yun, rappresentante speciale USA per la politica in Corea del Nord (non esiste un ambasciatore statunitense a Pyongyang visto che i due Paesi non hanno rapporti diplomatici, ndr) che ha sottolineato, di concerto con i diplomatici nipponico e sudcoreano, il ruolo fondamentale della Cina su tutta la questione.

"Pechino - ha detto Yun - ha un ruolo chiave per mettere sotto pressione il regime nordcoreano e fare in modo che abbandoni i suoi propositi nucleari". In merito c'è stato un altro colloquio telefonico tra il leader cinese Xi Jinping e Donald Trump. "Noi ci opponiamo ad azioni che violano le risoluzioni ONU - è la ferma posizione della Cina - ma nel contempo invitiamo le parti interessate alla moderazione, per evitare l'escalation militare nella penisola coreana". Secondo una notizia comparsa sul tabloid tedesco Spiegel, Pechino è disposta a collaborare a stretto contatto con la Russia, affinché tramite il lavoro diplomatico di quest'ultima si riesca a portare al tavolo dei negoziati tutte le parti interessate da questa crisi.