Nessun attacco imminente alla Corea del Nord. Non è esagerato definirlo, almeno per il momento, un bluff dell'amministrazione Trump. La flotta americana guidata dalla portaerei 'Carl Vinson', infatti, ha navigato finora in direzione opposta rispetto alla penisola coreana, ma la notizia degli spostamenti navali nel Pacifico ha inevitabilmente creato la nota escalation di tensioni internazionali.
La reale posizione della flotta
Il reale posizionamento delle navi statunitensi è stato fornito dal sito 'Defense News' che ha pubblicato una foto, postata dalla stessa marina militare a stelle e strisce, che mostra la portaerei Vinson nel tratto di mare tra le isole Java e Sumatra.
Lo scatto è dello scorso fine settimana, la flotta si trovava pertanto ad oltre 5.400 km dalla Corea. La rivelazione ha creato inevitabili polemiche considerato che, lo scorso 11 aprile, il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, aveva parlato di un arrivo imminente delle navi nel Mare del Giappone. Le critiche sono rivolte direttamente al presidente degli Stati Uniti ed al modo in cui gestisce e fornisce la verità dei fatti. Ora il Pentagono ha dichiarato che la flotta si sta effettivamente "muovendo verso il Pacifico Occidentale", ma che questo "andava comunicato in modo più chiaro". Molti ufficiali sarebbero dunque perplessi sulle precedenti comunicazioni dello Stato Maggiore (notizia riportata sul New York Times, ndr) e sul perché non abbia riferito subito che la Carl Vinson e le altre navi si stanno muovendo in maniera molto più lenta rispetto a quanto annunciato da Donald Trump nei giorni scorsi.
Tradotto in parole povere, non può esserci assolutamente un'azione militare a breve termine ed è evidente che la Casa Bianca stia aspettando che la crisi venga risolta in maniera diplomatica. Il governo cinese si è impegnato ad utilizzare tutti gli argomenti a disposizione per far pressione su Kim Jong-un e farlo desistere da ulteriori provocazioni.
Ma Pyongyang finora ha risposto 'picche', opponendo il silenzio alle richieste di incontro pervenute da Pechino.
La controreplica di Pence
Il regime nordcoreano aveva risposto seccamente alle minacce, nemmeno tanto velate, da parte del vice presidente degli Stati Uniti, Mike Pence. Da Pyongyang hanno fatto sapere che il governo non ha intenzione di desistere dal suo programma di sviluppo nucleare e da nuovi test missilistici.
Ad ogni modo, la flotta americana dovrebbe giungere in prossimità della penisola coreana tra il 25 ed il 28 aprile prossimi. Alle provocazioni, Washington risponderà per il momento "mostrando i muscoli". Le ultime notizie indicano la possibilità che la marina militare statunitense e quella sudcoreana possano operare una serie di manovre congiunte e lo scopo è, chiaramente, quello di intimidire Kim Jong-un. "La nostra spada resta pronta", ha dichiarato Pence.
La propaganda di Pyongyang
Intanto il regime mantiene alta la tensione e prepara mentalmente il popolo nordcoreano all'imminenza di una guerra che, come già detto, tanto imminente non è. La TV di Stato ha infatti mostrato le immagini di un attacco simulato da parte dei missili intercontinentali su una non precisata città statunitense.
Nel filmato si vedeva un missile balistico sparato da Pyongyang che attraversava l'Oceano Pacifico e colpiva l'agglomerato urbano, mostrando poi una bandiera americana in fiamme ed un cimitero. Propaganda allo stato puro, ma è sempre stato pane quotidiano di tutti i dittatori. In realtà, sebbene sia quasi certo che la Corea del Nord disponga di missili a lunga gittata in grado di arrivare fino agli Stati Uniti, non è sicura la loro affidabilità visto che non sono mai stati testati.