L'autoproclamato califfo dell'Isis, Abu Bakr al baghdadi sarebbe stato fatto prigioniero il 2 aprile scorso, nell'ambito di un'operazione organizzata dai servizi segreti russi e quelli del regime di Assad in territorio siriano, dove il capo dello stato islamico aveva riparato dopo essere scappato dall'Iraq. Lo ha reso noto poche ore fa un sito internet iracheno riconducibile alle milizie sciite, che si oppongono a quelle sunnite guidate dal califfo.
La fonte
La notizia è stata riportata dal blog sciita EHS (acronimo che in italiano si traduce in Mobilitazione Popolare Informatica) che ha divulgato un comunicato attribuito a Heitham Abu Saeed, descritto come capo dell’ufficio media della Direzione EU per la Sicurezza e le Informazioni.
L'arresto sarebbe avvenuto in una località non specificata del nord della Siria, e sarebbe stato operato dai servizi segreti di Putin e di Assad.
Notizia ancora da confermare
Fino a questo momento nessun governo si è espresso in merito alla veridicità della notizia, che è stata divulgata senza rendere noti i dettagli dell'operazione che avrebbero portato alla cattura, in quanto - specifica il comunicato - la fonte si riserva di verificare alcuni dettagli solo dopo aver verificato l'attendibilità degli stessi. In passato più volte fonti irachene hanno diffuso la notizia che il leader dello stato islamico sarebbe stato ferito o addirittura ucciso, ma poi tali voci si sono rivelate bufale prive di fondamento.
Al Baghdadi non appare in pubblico dalla proclamazione del califfato
Dopo la proclamazione del sedicente califfato, il 29 giugno 2014 Al Baghdadi è apparso in pubblico il 5 Luglio seguente nella Grande Moschea di Mosul, per poi sparire nel nulla. Per diversi mesi non si sono avute notizie precise e attendibili circa la sua posizione, in quanto essendo uno degli uomini più ricercato del pianeta si guardava bene dal fornire elementi utili alla sua cattura.
Nel Novembre dello scorso anno venne attribuito ad Al Baghdadi un messaggio audio divulgato dal califfato nel momento in cui le truppe irachene avevano circondato Mosul, città che l'Isis aveva conquistato facendola diventare una sua roccaforte. Era quasi un anno che Al Baghdadi non dava segni di vita, e in quell'occasione uscì allo scoperto - seppure solo con un file audio - per esortare i suoi uomini ad attaccare Turchia e Arabia Saudita. Secondo i curdi in quel periodo il califfo avrebbe soggiornato a Mosul, ma nonostante l'assedio stretto alla città dalle forze regolari irachene riuscì ad evitare la cattura.