A poco più di due mesi di distanza dall'efferato omicidio di Emanuele Morganti proseguono le indagini degli inquirenti per capire quali siano le responsabilità individuali dei membri del branco che quella maledetta notte di fine marzo ha aggredito e picchiato selvaggiamente il giovane, cagionandone la morte. I tre giovani arrestati all'indomani dell'omicidio - Mario Castagnacci, Luca Palmisani e Michel Fortuna - sono tutt'ora in stato di custodia cautelare, e gli inquirenti ora probabilmente cercheranno di dare un volto e un nome anche ad alcuni ignoti che nei giorni scorsi hanno organizzato una raccolta di soldi fingendo di volere organizzare iniziative in favore della giovane vittima.

Alatri, sciacalli in azione

Approfittando della voglia di giustizia e della solidarietà dei cittadini di Alatri alcuni individui hanno chiesto somme di denaro a cittadini residenti nelle zone di Alatri e di Tecchiena, la frazione dove viveva Emanuele. Ma in realtà si tratta di una truffa, e quando gli amici ed i familiari del giovane sono venuti a conoscenza del fatto hanno dato l'allarme, diffuso attraverso le pagine social ed i quotidiani locali. "Comunichiamo che alcuni sciacalli bussano porta a porta chiedendo soldi per iniziative in favore di Emanuele. Non fidatevi. Spargete la voce e se vi chiedono soldi chiamate la polizia" scrivono. Nonostante il tempestivo allarme però, pare che qualcuno sia caduto nella trappola e abbia consegnato somme di denaro ai fin'ora anonimi sciacalli.

L'interessamento della Bruzzone

Al caso di Alatri si è interessata anche la nota criminologa e psicologa Roberta Bruzzone, che nei giorni scorsi ha rilanciato sulla sua pagina Facebook un appello in cui viene chiesto sostegno per la madre della vittima di quella sera di follia. La ferita è ancora aperta in città, dove sono attesi con ansia gli sviluppi della lunga e approfondita indagine portata avanti dalle forze dell'ordine.

Oltre ai tre giovani finiti dietro le sbarre altri cinque persone risultano iscritte nel registro degli indagati, tra i quali il 50enne Franco Castagnacci, padre di Mario, uno degli arrestati. L'uomo afferma di essere estraneo ai fatti e di non avere avuto un ruolo attivo nel pestaggio risultato fatale, ma la sua posizione è ancora al vaglio degli inquirenti. Nelle settimane successive ai fatti l'uomo ha denunciato di essere stato minacciato di morte da un gruppo di uomini che si erano presentati al cancello della sua abitazione.