L'attenzione nei confronti del blue whale ormai è elevata, le dinamiche del folle rituale ormai sono note e quando una adolescente di Bellinzona, in Ticino, ha postato sui social l'hashtag tipico del macabro gioco la pubblicazione non è passata inosservata. I cittadini hanno allertato immediatamente la polizia cantonale, che ha rintracciato la ragazzina per verificare se fosse realmente vittima del gioco. Fortunatamente è stato appurato che non aveva ancora iniziato a dare seguito alle 50 prove che conducono al suicidio. Paola Bernasconi del blog ticinese ticinolibero.ch ha intervistato l'adolescente in questione, che aveva iniziato ad avvicinarsi al blue whale ma che fortunatamente si era tirata indietro.

L'adolescente - di cui per tutelarne la privacy non è stata diffusa l'identità - ha deciso di raccontare la sua esperienza affinché sia utile ad altri per non commettere lo stesso errore. Ma la sua testimonianza è utile anche per capire il contesto e le dinamiche di questa folle pratica che ha condotto al suicidio più di centocinquanta adolescenti tra i 13 ed i 17 anni.

Il racconto della giovane

La giovane sostiene di aver conosciuto il gioco guardando il servizio de "Le Iene", e avendo in passato pensato più volte al suicidio, ha iniziato ad informarsi, a cercare in rete perché la prospettiva di arrivare al suicidio insieme ad altre persone l'avrebbe fatta sentire meno sola. Nel corso delle sue ricerche su internet afferma di essere entrata in contatto con moltissimi giovani, anche più piccoli di lei, determinati a partecipare al folle blue whale.

Il ripensamento

Alla domanda sui motivi che l'hanno portata a desistere risponde di essere rimasta impressionata dai molti ragazzi che ha conosciuto in rete e che erano disposti a qualsiasi cosa pur di partecipare al "gioco". Assistere a tutta quella disperazione le ha fatto capire che i problemi che affliggono la sua vita non sono così gravi.

Conoscere le storie di altri ragazzi le ha permesso di guardare alla vita da un punto di vista diverso. "Ho parlato con alcuni ragazzini e la cosa drammatica è che alcuni pensano che partecipando al gioco diventeranno famosi" racconta. "A spingere alcuni giovani verso il gioco più che la volontà di suicidarsi è la ricerca della popolarità.

Ma ci sono anche quelli che vogliono farla finita veramente, e "giocano" per non farlo in solitudine" spiega la giovane.

Della sua volontà di prendere parte al blue whale non ne aveva parlato con nessuno. A nessuno aveva confidato quello che gli frullava per la testa, e solo a posteriori lo ha raccontato ad una amica, quando ormai il caso mediatico era esploso e probabilmente lo avrebbe appreso da altre fonti. "E' stato umiliante raccontarglielo, ma le ho detto di averlo fatto solo per curiosità" conclude.