Imprevedibili 'movimenti' hanno caratterizzato quest'ultima settimana. Il leader nordcoreano Kim Jong-un aveva ordinato la massiva produzione dei nuovi missili Pukguksing-2. E neanche ventiquattro ore dopo dal pericoloso annuncio, un drone telecomandato ha fatto irruzione nello spazio aereo sudcoreano. Scatenando l'immediata e prevedibile reazione di Seul. Ma non è finita, un'altra scaramuccia si era verificata vicino alle isole Spratly nel Mare Cinese Meridionale. Secondo quanto riferito dal Ministero della Difesa cinese, un cacciatorpediniere americano avrebbe invaso le acque territoriali di quel fazzoletto di terra fortemente conteso da vari Paesi orientali, tra cui la Cina.
Ora a far crescere ulteriormente la tensione sarebbero l'ennesimo test dimostrativo compiuto ieri dal regime di Pyongyang e l'imminente arrivo della portaerei statunitense USS Nimitz, la prima della sua classe.
Terza portaerei in meno di un mese
La presunzione di Jong-un e il continuo proliferare di presunte armi non convenzionali potrebbero spingere l'amministrazione Trump ed i suoi alleati a prendere drastiche misure al riguardo. In effetti, al G7 di Taormina che si è appena concluso, la questione Corea del Nord ha rappresentato uno dei punti cardini dell'incontro tra i grandi della Terra. E a tal proposito, lo stesso primo ministro giapponese Shinzo Abe ha voluto lanciare un pesante monito al regime di Pyongyang.
Nonché un rinnovato appello sia alla Cina che alla Russia circa la loro 'indispensabile collaborazione'.
Tutti contro Uno
Nella giornata di ieri il sito di Wonsan si è reso protagonista del lancio di un nuovo missile antiaereo caduto nel Mare del Giappone. Una prova balistica all'altezza delle aspettative ha riferito la televisione di stato nordcoreana, la quale assicura inoltre che quel tipo di razzo potrebbe diventare un ottimo punto di riferimento per la difesa aerea.
Un grave evento che ha costretto il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha convocare d'urgenza il Consiglio Nazionale per la Sicurezza.
Dall'altra parte, l'arrivo della portaerei americana USS Nimitz si andrebbe ad aggiungere alle già presenti USS Carl Vinson e USS Ronald Reagan. Nel complesso il numero di navi statunitensi supererebbe le trenta unità, senza considerare i circa 300 aerei ed elicotteri pronti al combattimento.
Numeri importanti volti a impensierire l'apparente tranquillità del giovane dittatore ed a difendere il Giappone e la Corea del Sud, ma che allo stesso tempo tengono in apprensione l'intera opinione pubblica internazionale.