Le dimissioni di Simona Vicari da sottosegretario alle Infrastrutture sono state praticamente immediate. Tutta colpa di un Rolex ricevuto in regalo da un amico imprenditore e delle intercettazioni disposte dalla Procura di Palermo, che hanno fatto emergere sospetti episodi corruttivi in quello che è stato definito il Sistema Trapani. Stesso destino toccato in sorte al suo collega alfaniano (prima in Ncd, ora Ap) Maurizio Lupi. Era il 20 marzo del 2015 quando il politico ciellino, allora titolare proprio del ministero delle Infrastrutture, anche per le pressioni del premier Matteo Renzi, fu costretto a mollare la poltrona per colpa del solito Rolex donato al figlio dal solito amico imprenditore.

Ma sono diversi gli indagati del governo, Renzi prima e Gentiloni poi (quasi fotocopia del primo), ad essere rimasti incollati alla ‘cadrega’.

I membri del governo indagati o archiviati

Il più noto è sicuramente Luca Lotti, attuale ministro dello Sport, indagato per rivelazione di segreto d’ufficio nell’inchiesta Consip. Secondo i magistrati di Napoli, il ‘lampadina’ sarebbe uno degli autori della soffiata fatta agli altri indagati di Consip per avvertirli di intercettazioni ambientali e telefoniche. Non solo Lotti però. Nel registro degli indagati risulta iscritto anche Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle Politiche Agricole in quota Alfano, già assolto per concorso esterno in associazione mafiosa, indagato dal 2015 per turbativa d’asta e corruzione elettorale per la vicenda del centro richiedenti asilo Cara di Mineo (CT).

Sotto inchiesta per induzione indebita nell’ambito dell’inchiesta lucana Tempa Rossa (quella che è costata il posto all’ex ministro Federica Guidi) troviamo il sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo.

Indagato, e da poco archiviato, il viceministro all’Interno Filippo Bubbico, sospettato di abuso di ufficio per aver ordinato il trasferimento nella sede di Isernia del prefetto Fernando Guida, ritenuta persona ‘scomoda’.

È stato il parlamento europeo, invece, ad occuparsi del viceministro dei Trasporti Riccardo Nencini per presunte note spese gonfiate quando sedeva a Strasburgo: tutto annullato dalla Corte di Giustizia Ue nel 2014. Indagati e poi prosciolti anche il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro (peculato a Napoli per l’uso improprio di fondi pubblici) e quello alla Salute Davide Faraone (archiviato a Palermo per le cosiddette ‘spese pazze’).

I nomi Vip, non indagati

Tra i nomi più noti degli impresentabili al governo, quello meno conosciuto è Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione Territoriale, coinvolto nel caso Vicari perché l’armatore Ettore Morace (presunto corruttore della Vicari) parlando al telefono, intercettato, afferma di aver ricevuto aiuto da lui quando ricopriva il ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Detto di Lotti, il nome più mediatico tra quelli ‘chiacchierati’ resta sicuramente quello di Maria Elena Boschi. L’ex ministro delle Riforme, ora sottosegretario di Gentiloni, regge ancora nonostante la bufera mediatica scatenatasi intono al caso Banca Etruria e alle presunte pressioni esercitate sul banchiere di Unicredit Federico Ghizzoni.

Non indagata, ma solo sfiorata dai sospetti, il ministro della Difesa Roberta Pinotti, finita nella bufera per lo scandalo degli orologi regalati alla delegazione italiana in Kuwait (poi spariti). “Ci sono ministri che hanno preso tre Rolex”, aveva detto la Vicari nel suo goffo tentativo di difesa. Si riferiva forse alla Pinotti? Salda sulla sua poltrona resta anche Marianna Madia, ministro della Pubblica Amministrazione messo sulla graticola dalle rivelazioni che la accusano di aver copiato parte della tesi di dottorato. Chiudiamo questa carrellata di ‘mostri della Politica’ con l’immancabile Angelino Alfano. L’eterno ministro (prima all’Interno e ora agli Esteri) è passato indenne dal caso Shalabayeva alla foto con il capo della Misericordia Leonardo Sacco, arrestato pochi giorni fa per lo scandalo del Cara di Isola di Capo Rizzuto dove ai migranti veniva dato “cibo da maiali” (cit. Nicola Gratteri, Procuratore capo a Catanzaro).