Negli ultimi anni 'l'organizzazione militare e terroristica a sostegno del fondamentalismo islamico" ha riempito le prime pagine di tutti i giornali e "monopolizzato" la cronaca di tutti i paesi.
Altri attentati
Ancora una volta l'Isis ha i riflettori puntati. Il 2 maggio, infatti, si chiude con un altro attentato: un attentatore suicida, appartenente ai miliziani dello Stato Islamico, si è fatto esplodere a ridosso di un posto di blocco a Rajm Sleibi, mentre altri quattro suoi compagni hanno preso di mira il vicino campo profughi di Al Hol.
Un luogo simbolo, selezionato proprio perché al confine tra i territori controllati dai curdi e quelli governati dall'Isis.
"Dopo l'attacco - dichiarano gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani - sono avvenuti scontri a fuoco che hanno coinvolto le due opposizioni, nonché da una parte le forze curde e dall'altra gli jihadisti".
Sono 37 i morti che risultano per ora accertati, tra questi purtroppo, un numero elevato è quello relativo ai bambini, che si rifugiavano nel campo.
La campagna del terrore
"Il Califfato avrebbe perso il 28% dei territori conquistati - riferisce l'Istituto IHS Conflict Monitor - ma è ancora presto per esultare, Al Baghdadi detiene tutt'ora il controllo di 65,5mila chilometri quadrati".
Il sedicente Stato Islamico sta sempre più intimidendo con minacce anche i popoli che vivono al di fuori dell' Asia.
Tra i 'prediletti' della loro campagna, inneggiante il terrore e la violenza, siamo noi europei.
Numerosi gli attacchi che hanno 'inginocchiato' la Francia. Il vero obiettivo è quello di ottenere il controllo di tutto il Medio Oriente e, tra le necessità, c'è proprio quella di allontanare gli europei, evitando che si interpongano e mettano a repentaglio il successo jihadista.
Siamo in guerra? Questa è la domanda che assilla tutti ed alla quale possiamo trovare una risposta nelle parole di Limes, 'la rivista italiana di geopolitica', che così si esprime: «La guerra certo esiste, ma principalmente non è la nostra. È quella che i musulmani stanno facendosi tra loro, da molto tempo».
Parole che però non sembrano rassicurarci, perché l'Isis ha colpito la normalità e la quotidianità dei cittadini, obbligandoli a cambiare comportamenti e stili di vita. Oggigiorno dobbiamo temere di recarci in luoghi troppo affollati, abbiamo paura di andare al ristorante, ed infine speriamo che la metro per recarci al lavoro non sia l'ultimo ricordo che abbiamo.