Il Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata (SCICO), un reparto speciale della Guardia di Finanza, sta sequestrando gli elenchi degli affiliati dal 1990 alle logge massoniche di Sicilia e Calabria, dietro richiesta della Commissione parlamentare antimafia. Sono le obbedienze tradizionali ad essere nel mirino: “Grande Oriente d'Italia”; “Gran Loggia Regolare d'Italia”; “Serenissima Gran Loggia d'Italia”; “Gran Loggia d'Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori”. Il vicepresidente della Commissione parlamentare Claudio Fava ha spiegato che si è trattato di un atto dovuto in seguito alle inchieste di due magistrati, Teresa Principato in Sicilia e Nicola Gratteri in Calabria, sentiti in audizione in Commissione, sulle collusioni tra mafia, ‘ndrangheta e massoneria.
L’ordinanza si è resa obbligatoria dopo che i Gran maestri delle quattro logge in questione si sono rifiutati di consegnare gli elenchi, adducendo i tradizionali vincoli di riservatezza.
L’archivio segreto di Riina
Al centro dell’inchiesta del Procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato vi è la rete di collusioni e amicizie nei posti chiave della società siciliana che consente da 24 anni la latitanza dell’erede di Totò Riina, Matteo Messina Denaro, chiamato con vari sopranomi: “primula rossa di Castelvetrano” o “Diabolik”. In questi anni pressoché tutte le forze investigative, dalla Dia alla polizia, dai carabinieri ai finanzieri, sono alla ricerca del latitante. Sono stati intercettati molti dei suoi fedelissimi e attivato il sequestro di beni, ma sembra che il boss sia inafferrabile grazie alle sue coperture "altolocate”, come le ha definite la dottoressa Principato, durante una seduta della Commissione antimafia.
Dagli elementi emersi nella sua inchiesta sembra che Matteo Messina Denaro viva in Sud America sotto falsa identità. Questa pista investigativa è stata aperta dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia agrigentino, Giuseppe Tuzzolino. Il punto di snodo di questa vicenda è rappresentato dalle dichiarazioni di altri pentiti, secondo cui il boss di Castelvetrano terrebbe sotto scacco molti “personaggi di alto livello” poiché in possesso dell’archivio segreto di Totò Riina.
La vera classe dirigente
E’ di qualche giorno fa l’audizione in Commissione antimafia del Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, in cui spiega che attraverso l’organizzazione segreta “Santa” si sia creato in Calabria il luogo d’incontro tra ‘ndranghetisti e massoni. Vari collaboratori di giustizia hanno sottolineato come dentro questo organismo criminale sia stata conclamata la doppia affiliazione.
In varie occasioni del resto il coraggioso magistrato calabro ha spiegato come sia stato ridefinito il rapporto tra ‘ndrangheta, politica e anche pezzi della magistratura magistrati, proprio attraverso la massoneria, tanto da poter definire l’organizzazione mafiosa calabra come vera e propria “classe dirigente”. Se si considera che essa riesce a muovere il 20 per cento dei consensi elettorali, anche in questo caso si è ribaltato un antico principio: oggi, a differenza del passato, è il politico ad andare direttamente dal mafioso a fare richieste precise. Non si tratta più, come spiega Gratteri di assegnare questo o quell’appalto ma di decidere direttamente cosa fare o non fare…