Il mirino di Donald Trump non si scosta di un millimetro dal bersaglio. Al contrario, restringe il campo ottico isolando sempre più il suo obiettivo, ogni tanto accarezzando il grilletto. La CIA nella giornata di ieri ha inaugurato una squadra speciale interna al suo organico, altamente specializzata in spionaggio e manovre d'assalto, dedicata esclusivamente al target Pyongyang, e cioè alla gestione e supervisione alla minaccia nucleare rappresentata dal programma missilistico di Kim Jong-Un. La pazienza strategica degli States si sta lentamente trasformando in un attacco felpato, in un accerchiamento progressivo della minaccia.
La nuova Task Force si chiama ''Korea Mission Center'' ed è la prima ad occuparsi esclusivamente di un unico Paese, sintomo evidente delle profonde preoccupazioni che il dittatore comunista instilla nei corridoi che portano allo Studio Ovale.
La manovra consente un accorpamento di tutti gli 007 statunitensi che si occupano del caso Pyongyang, al fine di coordinare, uniformare e centralizzare gli sforzi per lo smorzamento della minaccia missilistica promessa più volte dal leader coreano. Un qualche cosa di molto simile al Mission Center che si occupa, sempre per parte americana, del controllo terroristico su scala mondiale. Mike Pompeo, direttore della intelligence, si è espresso in merito affermando che ''creare un centro missione sulla Corea del Nord ci consente di integrare molto più efficacemente e dirigere gli sforzi della CIA contro la grave minaccia agli Usa rappresentata da Pyongyang''.
Al concerto di affermazioni si è unito poi, Jonathan Liu, portavoce dell'agenzia per lo spionaggio degli Stati Uniti: ''Le minacce per il nostro Paese stanno evolvendo e anche la CIA deve evolvere per fronteggiarle''.
La guerra fredda ha impartito lunghe e austere lezioni di ''attesa strategica'', ma forse Trump non era presenta a nessuna di esse.
The Donald ha cambiato marcia, non ne vuol più sapere di attendere, di pazientare, non è mai stato nella sua etica comportamentale, quella dimostrata sino ad ora. C'è una evidente accelerazione delle manovre e ciò comporta inevitabilmente un brusco cambio di atteggiamento che opta per un'aggressione senza mezzi termini al regime.
Ancora più imprevedibili saranno, a questo punto, le risposte di Kim Jong-Un che spaziano in un intervallo fin troppo vasto e vago per poter essere lontanamente anticipate; del resto l'obiettivo di una Task Force in seno all'intelligence rimane, appunto, quello di studiare e conoscere maggiormente l'avversario per prevederne le mosse, la sua esistenza dimostra esplicitamente la reiterata incapacità degli States in tale compito.