Il 'caso trapani' è certamente unico in Italia. A meno di di un mese dalle prossime elezioni amministrative, infatti, i due principali candidati a sindaco della città falcata sono alle prese con seri problemi giudiziari. Il senatore Antonio D'Alì, parlamentare di Forza Italia, potrebbe essere oggetto di un provvedimento restrittivo. La Procura di Palermo ha infatti chiesto a suo carico il soggiorno obbligato, la richiesta è motivata dai procedimenti che lo hanno visto indagato negli anni scorsi per concorso esterno in associazione mafiosa: D'Alì è stato assolto nel 2013 dal GUP di Palermo e tre anni dopo dalla Corte d'Appello per i fatti contestati dopo il 1994, mentre quelli precedenti sono stati dichiarati prescritti.

La richiesta dei magistrati palermitani è motivata proprio dai fatti antecedenti la data citata, per i quali ci sarebbero gli estremi per il provvedimento in quanto, secondo la Procura, l'esponente forzista sarebbe "socialmente pericoloso". Diverso il caso di Mimmo Fazio, già sindaco di Trapani dal 2001 al 2012 ed attuale deputato all'Assemblea Regionale Siciliana. L'ex primo cittadino è stato arrestato per corruzione nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere l'armatore Ettore Morace e che vede iscritti nel registro degli indagati il sottosegretario ai trasporti, Simona Vicari, ed il presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta.

Una città sotto shock

Due fulmini a ciel sereno per i trapanesi, uno dopo l'altro.

L'arresto di Fazio ha seguito di un giorno la richiesta della magistratura nei confronti di D'Alì, oltretutto l'operazione dei carabinieri che ha messo in luce un presunto sistema corruzione nell'ambito della gestione dei trasporti marittimi siciliani coinvolge la famiglia Morace, molto nota in città anche per la proprietà del Trapani Calcio.

Ad ogni modo, nessuno dei due intende rinunciare alla candidatura a sindaco. Il senatore D'Alì ha annunciato la sua volontà di proseguire in una lettera aperta, indirizzata simbolicamente ai trapanesi. Fazio ha invece incaricato i suoi rappresentanti di comunicare la sua decisione, la stessa del suo ex compagno di partito. La campagna elettorale che ne consegue, in queste ultime settimane, sarà letteralmente surreale, senza considerare ciò che ne scaturirà da parte dell'opinione pubblica nazionale.

Una sfida politica ormai tipica dell'Italia contemporanea, quella tra giustizialisti e garantisti. I primi premono sull'assoluta inadeguatezza di due candidati nell'occhio del ciclone della magistratura, uno dei quali addirittura agli arresti domiciliari. Ma dai comitati elettorali si difende il principio di "presunzione di innocenza, fino a prova contraria", e pertanto dal punto di vista legale entrambi sono autorizzati a proseguire. Piuttosto, ci si potrebbe appellare ad un altro principio, quello del buon senso. La richiesta avanzata dalla Procura nei confronti del senatore D'Alì potrebbe essere accolta, Mimmo Fazio sarà processato e potrebbe essere condannato: la semplice sentenza di primo grado lo farebbe decadere in caso di elezione.

Si tratta dei due favoriti per il ballottaggio, facile supporre che in entrambi i casi ci sarebbe il rischio di un commissariamento. Un lusso che Trapani, già reduce da una parentesi amministrativa disastrosa, non può assolutamente permettersi.