C'è un luogo, in Italia, in cui tutto sembra essersi fermato a qualche ora prima della mezzanotte del 1 gennaio 2002, quando gli italiani si congedarono dalla vecchia ed amata lira per passare all'euro. Fu un cambio epocale, ancora oggi molto criticato. Sono tanti i nostalgici della vecchia moneta: l'euro, infatti, sembra non abbia portato quella prosperità promessa dai politici che lo vollero e l'aumento del costo della vita non è stato proporzionale alla crescita degli stipendi. Ciò ha portato nell'ultimo decennio ad una crescita dei sentimenti e movimenti euroscettici.

Al vecchio mercato si utilizza ancora la lira

A Ronchi, pochi chilometri da Cuneo, si svolge il famoso ed antico mercato del bestiame. Alle 5 del mattino centinaia di allevatori e macellai provenienti da tutta italia ed anche dalla Francia si incontrano per acquistare e vendere i propri capi. Ma il Miac, mercato agroalimentare all'ingrosso cuneese, specializzato nella compravendita di buoi e vitelli da latte, ha una caratteristica particolare: qui il prezzo si determina in lire. Si parte dalle 1200 lire al chilo fino agli 8000 lire per i capi migliori. Le contrattazioni, che possono durare ore, avvengono in lire per una questione di convenienza e poi perchè la maggior parte dei partecipanti, avendo un'età avanzata, ragiona ancora in lire.

Secondo la Coldiretti lo scambio in lire converrebbe soprattutto a chi compra perchè durante la contrattazione i prezzi variano di 1000 lire e non di un euro che sarebbe il doppio. Una volta terminata la contrattazione, però, ecco il convertitore: la cifra viene convertita in euro, non essendo più possibile utilizzare la lira.

La recente sentenza della Corte Costituzionale in merito alla conversione lire-euro

La data della definitiva prescrizione della lira era stata fissata al 28 Febbraio 2012, ma il decreto "Salva Italia", del 6 dicembre 2011, varato dal Presidente del Consiglio Mario Monti, stabilì la prescrizione della lira con decorrenza immediata, anticipando così di 84 giorni, rispetto alla data ultima prevista, la conversione in euro di tutte le lire in circolazione.

Questo indusse alcuni cittadini a fare causa allo Stato: l'anticipo coatto li avrebbe defraudati di un loro diritto. La Corte Costituzionale nel 2015 ha dichiarato l'illeggittimità costituzionale del decreto Monti per violazione dell'articolo 3 della Costituzione: "l'interesse dello Stato ad una riduzione del debito pubblico non giustifica un intervento così radicale". Il ministero dell'economia ha dato così via libera alla Banca d'Italia ad eseguire i cambi dalla lira all'euro ma solo per chi avesse presentato domanda scritta di conversione entro il 28 febbraio 2012. La sentenza in realtà varrebbe per ogni cittadino che abbia ricevuto un danno dalla limitazione forzosa dei termini di prescrizione, ma la Banca D'Italia senza una specifica legge in merito non può procedere in tal senso.