Una storia squallida fatta di ricatti e bugie, quella intercorsa a Pesaro fra due colleghi di lavoro che però erano anche amanti. Avevano una strana storia, erano colleghi e allo stesso tempo avevano un rapporto di concubinato, lui sposato più che trentenne lei quasi cinquantenne nubile. Erano soliti consumare i loro giochi d'amore in casa di lei, ma da qualche tempo l'uomo aveva cominciato a filmare con il telefonino i loro rapporti più intimi. Gli era bastato posizionare la telecamera del cellulare nella stanza da letto della donna, per ottenere un certo numero di filmini piuttosto spinti, con i quali poi aveva cercato di ricattarla.

L'aveva minacciata di diffonderli anche in rete se l'amante non avesse pagato una certa somma per cancellarli. Inizialmente aveva chiesto poche centinaia di euro, poi era arrivato a pretendere più di 3000 euro. All'inizio la vittima aveva ceduto all'iniquo patto e aveva versato nelle mani di lui la prima piccola somma dell'estorsione. In seguito, capendo che il gioco sarebbe diventato sempre più esoso si era rivolta alla polizia denunciando il compagno.

La trappola nella quale è caduto l'estorsore

La squadra mobile di Pesaro ha teso un trappola all'uomo per catturarlo sul fatto. Ha chiesto alla vittima di fare finta di accettare il ricatto, posizionandogli dei registratori nei vestiti, che hanno raccolto la voce dell'estorsore intento a chiedere denaro.

Sono state consegnate delle banconote fotocopiate alla signora. Al momento in cui la donna ha pagato il malfattore sono saltati fuori i poliziotti che hanno arrestato l'amante per estorsione aggravata.

Le indagini

Il sostituto procuratore per le indagini preliminari ha confermato l'arresto dell'uomo che adesso è ai domiciliari, anche se in un primo momento il magistrato aveva chiesto la misura cautelare in carcere.

Il legale del presunto colpevole ha sostenuto che il suo assistito ha violato solo le norme per illecita ripresa degli incontri sessuali con la sua amante. Ha negato che avesse preteso denaro dalla sua vittima in cambio di quei filmati. Anzi, secondo lui è stata la donna a offrirsi di pagare per cancellare la prova dei loro incontri proibiti.

Il Pm, la dottoressa Lorena Mussoni non ha creduto minimamente alla tesi del difensore, a carico dell'estorsore ci sarebbero anche una serie di registrazioni audio, con la prova del reato. Incisioni che inchioderebbero il reo, nelle quali si sente la voce dell'uomo chiedere soldi alla sua amante.