Da sempre Roma è vista come il centro culturale e d'affari per l'Italia e, più in particolare, il Centro-Sud del Bel paese. Dagli ultimi dati ISTAT, con i suoi poco più di 4 milioni di residenti, ai quali poi si devono aggiungere i non residenti, la città detiene il record di comune più popoloso di tutto il Sud Italia.

In essa si ritrovano principalmente turisti (4.422.878 nei primi due mesi del 2015) da tutto il mondo, lavoratori e studenti universitari, perlopiù fuori sede (248.351 nel 2015).

Proprio quest'ultimi, da qualche giorno a questa parte, sembrano essere sotto la mira dei residenti di una delle zone universitarie più frequentate di Roma: Piazza Bologna che, con l'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e con l'Ospedale "Umberto I", sembra aver trovato una "miniera d'oro" grazie ai proventi che girano attorno a dette risorse, nonostante in molti cerchino di smentire, se non addirittura sfatare, tale dato di fatto.

Gli studenti fuori sede, in particolare, sono una risorsa prima di tutto per gli affittacamere, molto spesso improvvisati, i quali richiedono affitti da capogiro. A conferma di quanto scritto, lo stesso Marco Visconti, nel 2010, nelle vesti di delegato del sindaco alla Casa e all'Emergenza abitativa sosteneva che <<il 40% degli affitti è in nero. A volte il canone mensile sale al livello-record di 8-900 euro. E c'è chi rimane vittima anche di affittacamere abusivi, truffe, estorsioni>>.

Ma cosa turba tanto gli animi di Piazza Bologna? Cosa sembra disturbare tanto la gente del posto, esasperarla a tal punto da indurla a non limitarsi più a gettare secchiate d'acqua dalle proprie finestre, ma addirittura propri escrementi?

Ebbene, la causa di tutto questo sembrano essere proprio gli stessi studenti universitari che, in questo periodo, stanno per affrontare la fatidica e stremante sessione estiva.

Come scritto sopra, tutto il quartiere è invaso da studenti che, vuoi per noia o per svago, oltre a frequentare l'università e casa propria, sembrerebbero uscire per i locali della zona, tant'è che da un paio d'anni a questa parte molte attività non hanno saputo reggere alle pressioni fiscali della crisi, lasciando spazio però ad un numero sempre più crescente di locali operanti nel settore alimentare: bar di ogni genere, pub, piadinerie, kebabari, pizzerie, e chi più ne ha ne metta.

E si sa, i ragazzi, soprattutto la sera, di certo non parlano bisbigliando, soprattutto magari dopo averlo fatto per la maggior parte della giornata in una biblioteca. Decine di ragazzi frequentano i locali della zona a partire dall'orario dell'aperitivo, per svagarsi, per distrarre i propri pensieri e le proprie menti. Ma questo non sembra andar bene a molti, troppi, che gli additano come scansafatiche, meridionali senza arte né parte, sanguisughe dei portafogli altrui.

E poi? Questa generazione di sanguisughe ogni anno sembra rinnovarsi, come se arrivasse alla soglia dei 25-26 anni e decidessero di scomparire dalla faccia della terra come cinesi. Ma non basta. Il dito indice continua ad indicare indiscriminatamente e in maniera assoluta ogni giovane che rientri nei giusti tre canoni: abbia meno di trent'anni, ama bere una birra in compagnia, sia uno studente. La condotta sbagliata di pochi diventa una colpa di tutti, senza differenze di sesso, religione, facoltà o lavoro. Ancor più classista è il gesto che ha portato taluni a fondare il cosiddetto "Comitato antimovida Piazza Bologna", gruppo attivo in una forsennata raccolta firme pur di cessare questo complotto studentesco.

Dove si arriverà? Nessuno può saperlo, fatto sta che mentre da un lato ritroviamo giovani che, per colpa di singoli episodi, si ritrovano a dover essere giudicati senza esser conosciuti, dall'altro ci sono soggetti che combattono per degli ideali (se pur da un lato giusti) utilizzando mezzi assolutamente sbagliati. Se è pur vero infatti che il nostro è un paese democratico, è altrettanto vero che il cittadino non può essere accusato se lo Stato non è in grado di far rispettare le leggi.