Non solo il capo Pietro Tagliavia. Tra i 34 presunti membri del mandamento mafioso del quartiere Brancaccio di Palermo, arrestati questa mattina, 19 luglio, giorno del 25° anniversario della strage di via D’Amelio, ci sono altre 33 persone, sospettate a vario titolo di far parte di Cosa Nostra. L’esecuzione delle misure cautelari, contenute in un provvedimento emesso dal Gip di Palermo, sta avvenendo non solo in Sicilia, ma anche in Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria. Previsto anche il sequestro di 42 aziende, dal valore totale di quasi 60 milioni di euro.

I presunti mafiosi sono accusati di traffico di droga, estorsioni, gestione di imprese tramite l’utilizzo di prestanome, gioco d’azzardo abusivo, detenzione illegale di armi, danneggiamento di attività commerciali e sostentamento dei ‘picciotti’ detenuti e delle loro famiglie.

Chi è Pietro Tagliavia

Il nome più noto tra quelli degli arrestati è senza ombra di dubbio quello di Pietro Tagliavia, considerato dagli inquirenti il capo indiscusso del mandamento mafioso di Brancaccio e della famiglia di ‘Corso dei Mille’. Tagliavia, nonostante si trovasse già agli arresti domiciliari, riusciva a gestire comunque gli affari della famiglia, avvalendosi ovviamente di fidati collaboratori, tra i quali alcune persone ritenute fino a ieri insospettabili.

I nomi degli altri arrestati e l’organigramma del mandamento di Brancaccio

Tra i collaboratori più potenti e fidati di Tagliavia c’erano sicuramente Claudio D’amore, Bruno Mazzara e Giuseppe Lo Porto (quest’ultimo fratello di un collaboratore di giustizia). Ad occuparsi, invece, delle numerosissime aziende ‘di famiglia’ erano Francesco Paolo Clemente, Francesco Paolo Mandalà, Gaetano Lo Coco.

I tre uomini si occupavano di realizzare delle frodi fiscali attraverso le quali erano riusciti ad assicurare al mandamento di Brancaccio il monopolio regionale in Sicilia nel campo della commercializzazione di imballaggi industriali.

Coinvolta anche la famiglia Roccella

Nella lista dei destinatari dell’ordine di cattura figurano anche Giuseppe Caserta e Cosimo Geloso, definiti “rappresentanti della famiglia di Brancaccio”. A finire in manette anche alcuni membri di un’altra famiglia mafiosa legata a quella di Corso dei Mille, quella dei Roccella. Si tratta di Giuseppe Mangano, Giuseppe Di Fatta e Antonino Marino.