Per tutti era il ragionier fantozzi. Paolo Villaggio se n'è andato. E' morto questa mattina e a darne l'annuncio è stata la figlia Elisabetta sul suo profilo Facebook. Villaggio aveva 84 anni e da alcuni giorni era ricoverato in una clinica romana. Nato a Genova il 30 dicembre del 1932, è stato un grande protagonista del cinema, del costume e della cultura italiana. Con i suoi personaggi, da Giandomenico Fracchia a Fantozzi, ci ha 'inchiodato' a colpi di ironia e sarcasmo, ai tanti nostri vizi nazionali. Grande attore comico, paragonato a Totò, ha mostrato anche le sue capacità da attore drammatico.

Il post della figlia Elisabetta

La morte dell'attore è stata annunciata stamattina dalla figlia Elisabetta con poche parole eloquenti: "Ciao papà, ora sei di nuovo libero di volare". Una frase accompagnata ad una foto in bianco e nero pubblicata sulla sua bacheca Facebook che mostra un giovanissimo Paolo Villaggio in versione papà che tiene per mano i suoi due figli, Elisabetta e Pierfrancesco, con un paesaggio montano sullo sfondo.

Era stata proprio Elisabetta, appena qualche mese fa, a pubblicare una foto di lei con il papà per denunciare il fatto che il cinema lo avesse abbandonato e non gli avesse più dato un ruolo.

Fantozzi forever, la maschera del perdente

In principio Villlaggio era impiegato all'Italsider.

Grande amico del cantautore Fabrizio De Andrè, iniziò a fare cabaret a Genova. Ma fu un'intuizione del talent scout Maurizio Costanzo che lo invitò a fare uno spettacolo al teatro cabaret a Roma "Sette per otto" che dirigeva, ad aprirgli la via dell'arte comica. Poi arrivò la televisione con il terribile e sadico professor Kranz e Fracchia, l'impiegato servile con Gianni Augus a fare la spalla e l'indimenticabile puf sacco da cui cadeva.

Fantozzi nasce nel 1968, prototipo del tapino, quintessenza della nullità, prima come libro, subito bestseller, poi diventa film. Spesso per gli attori è difficile scrollarsi di dosso un personaggio. Villlaggio è diventato nell'immaginario collettivo il ragioniere Ugo Fantozzi, il personaggio che concentra vizi tipici dell'italiano medio, portato sullo schermo in dieci pellicole, a cominciare dalla prima del 1975.

Fantozzi gli ha dato il successo popolare ma al tempo stesso lo ha inchiodato a una macchietta di perdente che ritorna nei film successivi quali "I pompieri", "Scuola di ladri", "Rimini Rimini" che confermano le sua popolarità "nazional popolare". Ma coincidendo con la maschera del perdente, ci ha insegnato che Fantozzi lo siamo un pò tutti. Per questo, grazie al rispecchiamento per via comica, è un personaggio eterno.

La corda drammatica

Sebbene comico e drammatico fossero due facce del suo stesso talento artistico, Villaggio ha interpretato anche ruoli prettamente drammatici, forse meno noti al grande pubblico ma che gli sono valsi riconoscimenti ufficiali: ha recitato nei film di Mario Monicelli, Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmuller ed Ermanno Olmi.

Ha avuto il David di Donatello come miglior attore protagonista del film di Fellini, "La voce della luna" del 1989. Il nastro d'argento per "Il segreto del bosco vecchio", di Ermanno Olmi, fino al Leone d'oro alla carriera nel 1992. Poi nel 2000, al Festival del cinema di Locarno gli è stata assegnato il pardo d'onore alla carriera.

Scrittore 'bambino'

"I miei libri sono l'unica cosa creativa che esporto all'estero", diceva Villaggio. Tra i suoi titoli, tutto il ciclo su "Fantozzi", fino all'ultimo "Siamo nella merda. Pillole di saggezza di una vecchia carogna" del 2013. Anche come scrittore ha raccontato con ironia e sarcasmo i vizi della società italiana. E riversato un pò della sua vena comica anche lì: "Il comico non diventa mai adulto, resta sempre un bambino", ha scritto facendo coincidere vita e ruolo.