Ad alimentare le tensioni nelle ultime ore tra USA e Corea del Nord, sono giunte le recenti dichiarazioni di Washington che, a quanto pare, accuserebbe il regime di Pyongyang di un "presunto traffico di esseri umani", inserendo lo Stato asiatico tra i paesi con il primato peggiore per quanto riguarda "la tutela dei i diritti degli esseri umani".

Pyongyang: "traffico di esseri umani e campi di prigionia"

Secondo la relazione annuale "2018 Trafficking in Persons Report" del 27 giugno scorso, la Corea del Nord sarebbe in cima alla lista dei paesi in cui i principali diritti umani vengono maggiormente violati.

Accuse piuttosto pesanti che l'agenzia di stampa nordcoreana, Kcna, non ha esitato a smentire con toni altrettanto taglienti, riportando un comunicato del Ministro degli esteri, secondo cui il rapporto di Washington è solo "lo specchio dello schema sconsiderato dell'amministrazione Trump, che cerca in ogni modo possibile di soffocare la Corea del Nord".

Tillerson: fino ad 80mila nordcoreani ai lavori forzati

Dopo la smentita della Corea del Nord, sono giunte le dichiarazioni del Segretario di Stato americano Rex Tillerson, secondo il quale sarebbero tra i 52mila e gli 80mila i nordcoreani all'estero che sarebbero costretti a lavorare perfino 20 ore al giorno con forme di lavoro forzato, allo scopo di inviare gran parte del loro stipendio al regime, che utilizzerebbe il denaro nello sconsiderato sviluppo dei programmi missilistici nucleari.

"Gli Usa devono guardare in casa propria dove il traffico di esseri umani è dilagante, anziché infangare la Corea del Nord per fini politici", ha prontamente ribattuto Pyongyang, definendo Tillerson "un idiota che non ha alcun senso della realtà".

McMaster: "valutiamo strategia militare"

Tutto ciò, a pochi giorni dalle dichiarazioni di Raymond McMaster, in merito all'ipotesi di un intervento militare risolutivo, seguite dalle affermazioni dell'ambasciatore nordcoreano Kim In Ryong, il quale ha esplicitamente affermato che "Pyongyang continuerà a costruire il suo arsenale nonostante le sanzioni".

Intanto, a testimonianza di un possibile intervento Usa, il 20 giugno i due bombardieri supersonici B-1B si sono alzati in volo sulla penisola coreana: azione, questa, volta principalmente a sottolineare l'appoggio alla Corea del Sud e al Giappone, che recentemente avrebbero aumentato la pressione sugli Usa per avviare negoziati con la Corea del Nord, affinché la situazione non degeneri ulteriormente. Questi tentativi però non hanno sortito l'effetto sperato sul presidente Donald Trump, sempre più frustrato e propenso ad un intervento bellico.